politica

Euro 257.190: sarebbe la cifra guadagnata da Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla cultura, durante una serie di attività svolte da febbraio 2023 in poi, al di fuori del suo mandato istituzionale. Secondo l’inchiesta del Fatto Quotidiano pubblicata questa mattina, si tratterebbero di soldi guadagnati illecitamente. Infatti, secondo la legge 215 del 2014 «il titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici e privati».

Le attività, definite “episodiche” dal sottosegretario, riguardano consulenze artistiche, lectio magistralis, presentazione di libri e inaugurazione di mostre. Il giornale riporta anche un commento attribuito al ministro alla cultura Gennaro Sangiuliano in un’intervista pubblicata sempre oggi, che però secondo Sgarbi sarebbe falsa: «Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? - è una delle frasi attribuite al ministro - Mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose»; e ancora «Sgarbi non l’ho scelto io e dico la verità, lo tengo a distanza dalla mia persona, voglio averci a che fare il meno possibile».

Sgarbi, in un intervento a margine alla Prefettura di Bologna, infatti smentisce: «Non è un’intervista, l’hanno costruita a tavolino. Anche perché la telefonata che mi ha fatto il ministro qualche ora fa è di uno spirito totalmente contrario rispetto a quello che si legge in quella pubblicazione». Addirittura, per difendersi, il sottosegretario apre la conversazione Whatsapp che avrebbe avuto col ministro Sangiuliano e legge questa frase: «Non ho rilasciato alcuna intervista, ho solo detto di non sapere di che cosa si parlava».

Secondo Sgarbi, insomma, quelle riportate dal Fatto sarebbero solo delle reazioni di sconcerto del ministro rispetto a degli eventi a lui sconosciuti; «sono delle esclamazioni fatte dal ministro che i giornalisti hanno trasformato in un’intervista totalmente falsa, che non può corrispondere alla verità; basti pensare al fatto che lui dice che ho solo delle deleghe secondarie: sono qua oggi per la Garisenda, ditemi una delega più primaria di questa!».

Rimangono però le accuse che il giornale rivolge nei confronti di Sgarbi; false anche queste, secondo il sottosegretario: le accuse infatti sarebbero basate su «delle lettere anonime su cui hanno costruito quel racconto». Queste lettere sarebbero partite probabilmente da un ex collaboratore del sottosegretario che «è entrato nel mio computer e ha tratto alcuni elementi poi inviati al Fatto, attraverso i quali ha costruito quel romanzo. Si tratta di una cosa totalmente falsa».  

«È evidente che uno che si chiama Sgarbi, e ha un’attività da decenni nel campo dell’arte, non è in conflitto con le funzioni come questa – continua il sottosegretario – Se faccio una conferenza su Caravaggio che mi viene pagata, cosa centra con la funzione a livello istituzionale?». Il discrimine secondo Sgarbi riguarderebbe il fatto che le funzioni del Ministero sono legate alla tutela, mentre «quello che io faccio al di fuori è legato alla valorizzazione. Il denaro ha sempre a che fare col demonio per loro, che dovrei fare? Una conferenza gratis? Scrivere un articolo gratis?».  

La legge 215/2014 all’art 2, comma d, però, recita così: «Chi detiene cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati». Per sapere se questa norma possa essere stata in qualche modo violata bisognerà comunque aspettare il responso dell’Agcom.