primarie

Elly Schlein

Il detto dice che non si è davvero di Bologna se almeno una volta nella vita non si è percorsa la lunga scalinata che porta al santuario della Madonna di San Luca. E infatti Elly Schlein, qualche settimana fa a Radio 1, incalzata dai giornalisti, ha fatto proprio questa promessa, di salire la scalinata che porta alla chiesa sul colle della Guardia, e in realtà ancora di più: tingersi i capelli di rosso, in diretta alla trasmissione, dopo aver affrontato il pellegrinaggio.

Una delle tante promesse che Schlein dovrà mantenere per tenere alte le aspettative di chi l’ha votata e le ha permesso di vincere queste Primarie. Ma questa è solo la prima e anche la più semplice; quali sono tutte le altre?

 

Emergenza climatica, lotta alle disuguaglianze, femminismo e distruzione del patriarcato, antifascismo e valori della Resistenza, privilegi e razzismo, precarietà, sanità pubblica, salute mentale, diritto alla casa e allo studio, diritti sociali e civili. Sono queste le parole chiave della mozione presentata dalla nuova segretaria del Pd alle scorse Primarie. Parole e idee che sembrano molto lontane da quelle che si sentono pronunciare dell’attuale governo. E Elly Schlein lo dice anche nella mozione: «Non tutte le leadership femminili sono femministe. E non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuti tutte le altre donne a migliorare la propria condizione di vita». E in realtà a ribadire questa differenza non sembra essere solo Schlein ma anche esponenti di altri gruppi politici. Oggi, infatti, all’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Valentina Castaldini, consigliera di Forza Italia, ha detto che finora il Pd si è comportato bene in Regione ma adesso, con l’elezione della segretaria c’è preoccupazione perché è necessario vedere come sarà il nuovo Pd e si teme che «stavolta non abbia vinto il merito». E in realtà Schlein è la prima a rivendicare la necessità che il Partito Democratico cambi faccia. È lei infatti, a farsi promotrice di un vero e proprio cambiamento; cambiamento che ritiene necessario e di cui parla nella mozione, a partire da un’ammissione di colpa. «Dobbiamo avere l’umiltà di dire che sono stati fatti degli errori. Se non lo diciamo noi, saranno le elettrici e gli elettori a continuare a farlo».

 

Parte da qui Elly Schlein e dalla sconfitta del 25 settembre che, secondo lei, ha determinato un vero e proprio ritorno al passato per l’Italia. Per questo sottolinea che «il cambiamento deve partire da noi. Un noi che significa che le grandi trasformazioni non muovono mai sulle spalle delle traiettorie individuali, ma dalle mobilitazioni collettive». Individualismo contro collettività, uno scontro che sembra riportarci indietro nel tempo, quando a prevalere era una soggettività diversa, quella collettiva, che muoveva i grandi cambiamenti della storia. Ed è proprio da questo «percorso collettivo, plurale» che Elly Schlein spera che si possa giungere «alla costruzione di un nuovo Partito Democratico». È forse proprio questa la più grande sfida con cui la nuova segretaria dovrà fare i conti, soprattutto in una società in cui le istanze collettive sono state schiacciate dai bisogni degli individui. Se dovesse riuscirci, si potrà dire che avrà smentito definitivamente con i fatti le accuse di incompetenza che le vengono rivolte. Anche se probabilmente il solo fatto di essere la più giovane segretaria della storia dei partiti italiani può già risolvere quella che secondo molti è un’insinuazione.

 

Arriva sempre oggi anche un’altra dichiarazione che forse potrà rassicurare chi teme una scissione nel nuovo Partito Democratico. Poche ore fa, infatti, Matteo Lepore in un tweet ha scritto: «Nella giunta del Comune di Bologna abbiamo votato mozioni diverse al Congresso Pd. Ne abbiamo parlato insieme. Eravamo squadra prima, durante e lo saremo domani. L’unità e l’amicizia fanno la politica più forte».