QUINDICI

Rombo di motori, l’errore clamoroso di Jorge Martin - che fa cadere anche Marc Marquez - e gli scivoloni di Binder e Miller: questa la ricetta perfetta per diventare campioni del mondo. “Nuvola rossa”, Pecco Bagnaia, è stato incoronato per la seconda volta re del Motomondiale. In via dei Cavalieri Ducati, a Borgo Panigale, dipendenti e tifosi del team sono in fibrillazione: c’è chi sventola una bandiera con il numero 63, quello di Pecco, altri si mordono le unghie nervosamente e la maggior parte fremono dietro le transenne che li dividono dal maxi schermo. Alcuni è come se fossero lì, a Valencia, tanto sono presi da quei 27 giri. Altri si portano le mani in volto ogni volta che qualche pilota si avvicina un po’ troppo al loro idolo. Fine dell’ultimo giro: dall’altra parte dello schermo c’è l’ad Claudio Domenicali dà un bacio in fronte a Bagnaia e poi anche lui dietro una transenna intona cori insieme al resto del team. «Oggi ci troviamo di nuovo (dopo la vittoria dello scorso anno ndr) in una condizione di straordinaria felicità, ma mi piace allo stesso tempo definire questa come la “vittoria della consapevolezza”: quella di essere noi in questo momento i migliori al mondo nel fare le corse», dice l’amministratore delegato.E poi il 15 dicembre sarà grande festa a Casalecchio, replicando l’evento dello scorso anno, ma con soddisfazioni in più. Dopo quest’ultima gara è cosa di fatto: la Ducati è ‘’l’asso ruba mazzo’’ e infatti si prende tutto e fa piazza pulita.

Il Motomondiale, le gare dedicate ai giovani costruttori ma anche la Superbike. Tra i team ufficiali e team satelliti fa mangiare la polvere - come dicono a Borgo Panigale - a chi per decenni ha tenuto saldo lo scranno della vittoria. Il mondiale di Superbike ad esempio è stato un sogno condiviso, che Alvaro Bautista ha permesso diventasse realtà: conquistando per il secondo anno consecutivo il gradino più alto del podio. Con alle spalle il team “Aruba.it Racing Ducati” è riuscito chiudere la stagione con due gare d’anticipo. Non solo la Ducati ha infilato una vittoria dopo l’altra, ma già pensa al futuro. Se infatti lo scorso giugno Marc Marquez aveva detto di «non aver bisogno di Ducati», sembrerebbe invece il contrario. Sulla firma del contratto che dà il “benvenuto” al pilota, l’ad Domenicali con un pizzico di soddisfazione: «Penso che i risultati di tutta la stagione dimostrino che abbiamo piloti e moto di grande performance». L’arrivo di Marquez in casa Ducati insomma era «una cosa difficilmente prevedibile. Ci avessero detto due anni fa che un otto volte campione avesse deciso di lasciare la casa motociclistica più grande del mondo per entrare in un team privato - accettando una fortissima riduzione dell’ingaggio - sarebbe stata una specie di fantascienza. Invece è successo». Perché l’avrebbe fatto? Per Domenicali è presto spiegato, la scelta «evidenzia un momento un po’ strano, di grandissima difficoltà delle case produttrici giapponesi, che fanno fatica a seguire il ritmo di sviluppo degli europei in generale». Se secondo l’ad oggi la «Ducati guida il plotone degli europei» che però «stanno facendo decisamente bene».

Con uno sguardo complessivo sul mondo delle due ruote: «Questo è forse il vero valore della motor valley: aziende che funzionano e investono, ma che danno anche la possibilità ai ragazzi di crescere, attirando studenti e studentesse anche dall’estero». Quest’anno il Qatar invece è stato «strano» a detta di Domenicali. Infatti «è stato un Gran Premio anomalo. Il 18 novembre abbiamo visto Pecco Bagnaia in grande difficoltà a causa di una gomma posteriore che non era al massimo delle performance. Lo stesso è accaduto domenica a Martin». Prima del trionfo, l’entusiamo dell’ad era alle stelle già dalla penultima gara: «Un’altra grandissima domenica: alle qualifiche avevamo le prime due file, quindi sei moto tutte nostre. Grande risultato di Ducati Corse». Escluso il problema alle gomme, il team ha collezionato un’annata brillante di cui l’ad è sicuramente è soddisfatto: «Nel complesso sicuramente è stata una stagione entusiasmante che ha dato grandi soddisfazioni».

In prima linea nel mondo dell’elettrico c’è l’Italia, anzi la Ducati. Un campo in cui l’azienda ha scommesso 7 anni fa. È questo il caso della collaborazione con l’Università di Bologna dalla quale la casa della rossa spera di «attrarre nuova linfa vitale». Se sull’elettrico ancora le prestazioni «non sono emozionanti come una classica Ducati», vero anche – come confessa Domenicali - che «rispetto al mondo della combustione, per il futuro, è la cosa migliore». Grazie al loro prototipo tutto elettrico “Nemesi”, il racing team dell’Unibo ha stracciato la concorrenza nella sua categoria, replicando il successo già ottenuto lo scorso anno. Questa iniziativa, a detta di Domenicali, «rappresenta la possibilità di unire il meglio dell’industria con quello dell’Università». Un’occasione unica anche per il gruppo di giovani che permette loro di «lavorare e crescere come nuova generazione di ingegneri». È proprio su di loro che conta l’azienda di Borgo Panigale: «Nei prossimi dieci anni ci saranno tanti ragazzi già formati».

Dopo l’ultima gara del 26 è quanto mai evidente: Borgo Panigale è la fucina delle moto da battere. Nonostante gli alti e bassi, lo ha dimostrato e continua a farlo, facendosi strada – curva dopo curva – nel mercato mondiale delle due ruote. Un sogno rosso fiammante iniziato il secolo scorso in un’officina di provincia per poi diventare vessillo di velocità, innovazione tecnologica e bellezza tutto “Made in Italy”. Dal debutto negli anni Settanta nella classe ‘regina’, la 500, la Ducati di strada ne ha fatta. Poi l’improvviso abbandono del motomondiale e l’annuncio del ritorno in sella nel maggio 2001. A condurre la storica ‘Desmosedici’ si sono dati il cambio alcuni tra i più grandi piloti al mondo come Capirossi, Stoner, ma anche Hayden e Rossi, che ha ceduto il posto a Dovizioso, e poi Iannone, Lorenzo e Petrucci.

A 33 anni dal primo successo di una casa italiana nella categoria, nel 2007 la rossa ha stracciato gli avversari - con in sella l’australiano Casey Stoner. Rientrata in gara la casa di Borgo Panigale decreta la fine del dominio giapponese sulla pista. Anni altalenanti quelli a seguire: a tratti fuori dal tracciato, magre soddisfazioni e scarsa competitività del bolide. Ma poi qualcosa cambia e l’ingresso in casa dell’ingegnere Gigi Dall’Igna, direttore generale Ducati corse, arriva come una benedizione. E poi, in Qatar 2022 il “miracolo”: Pecco Bagnaia a bordo della “Desmosedici” è protagonista di una rimonta senza eguali. Al giro di boa le cose andavano piuttosto male, a causa di qualche caduta di troppo, e dal podio lo separavano 91 punti. Ma durante la seconda parte di stagione, il pilota colleziona cinque vittorie e tre podi. E così, a Valencia, Pecco sancisce l’inizio del periodo d’oro della casa di Borgo Panigale. E nel 2023 la rossa non tradisce le aspettative. Ora non resta che festeggiare e la “marea rossa” riempirà l’Unipol Arena di Casalecchio per gridare all’unisono di nuovo: «Pecco! Pecco!».

Appuntamento il 15 dicembre.

 

Festa per la vittoria di 'Pecco' Bagnaia. Foto di Chiara Putignano