Droga

Undici misure cautelari di custodia in carcere è il bilancio dell’operazione “Caserme Rosse” dei carabinieri del Nucleo investigativo bolognese, che hanno smantellato un’organizzazione da anni radicata in alcune aree periferiche della città, dove controllava lo spaccio di cocaina e hashish. Cinque sono finiti in manette alle prime ore del mattino, tre si trovavano già in carcere mentre altri tre destinatari delle misure sono ricercati. Complessivamente sono stati sequestrati 500 grammi di cocaina. Agli indagati, in totale 21, vengono contestati 86 capi di imputazione, tra cui l’associazione per delinquere con finalità di traffico di droga e molteplici cessioni di sostanze stupefacenti. Alcuni degli arrestati avevano cercato senza successo di nascondere l’attività di spaccio con impieghi regolari come imbianchini o carpentieri. Le misure cautelari sono state richieste dai pm Luca Venturi e Flavio Lazzarini e disposte dal gip Domenico Truppa.

Le indagini, condotte tra il 2019 e il 2020 con l’ausilio di intercettazioni e videoriprese, hanno permesso di individuare il modus operandi dell’associazione, costruita in maniera verticistica su tre livelli. Un unico capo 48enne gestiva i responsabili delle piazze di spaccio (il parco delle Caserme Rosse e un parcheggio in zona Corticella, il Treno della Barca, piazza dell'Unità, il parcheggio della Lidl di via Serlio, il parco di via Abba e il parcheggio del Centro Lame), dove lavoravano gli addetti allo spaccio al dettaglio.

Attraverso altre città riuscivano a rifornirsi velocemente di droga (anche proveniente dal Marocco) fino a cinquanta chili per volta a 3mila euro al chilo. La merce veniva stoccata al “quartier generale” alle Caserme Rosse, sotterrata in via Rosario a Trebbo di Reno o lavorata a Castel Maggiore, dove la banda disponeva di un appartamento. Una volta tagliata, la cocaina veniva venduta al dettaglio tra i 30 e i 35 euro per mezzo grammo, cinque euro per l’hashish. Gli spacciatori nascondevano le sostanze in aree pubbliche, come cespugli e fioriere, per evitare di essere fermati per un controllo, essendo in possesso di sostanze illecite. Inoltre, venivano dotati di un numero di telefono, che permetteva di godere immediatamente di un pacchetto di clienti.

La pandemia da Covid aveva permesso all’associazione di incrementare le entrate, tanto che uno dei pusher esclamava in una conversazione intercettata: «Il Coronavirus è bellissimo». Il giro di affari permetteva ai capi di realizzare profitti anche superiori a cinquemila euro in un giorno, fino a 200mila euro all’anno. Le zone di attività venivano difese all’occorrenza anche con la forza. Un connazionale appartenente a un altro gruppo di pusher marocchini nel 2020 aveva tentato di spacciare in un’area sotto il controllo dell’organizzazione. Dopo averlo aggredito e minacciato con espressioni come «fai il bravo o ti cancelliamo», un incontro tra i due vertici aveva sancito la ritirata del gruppo concorrente.

 

Un'immagine estratta dal video dell'operazione. Fonte: Carabinieri