Halloween
Rimangono perplessi e insoddisfatti gli abitanti del quartiere di fronte all’imposizione del numero chiuso in piazza Aldrovandi, misura di sicurezza approvata ieri da Lepore per contenere la “mala movida” prevista in occasione di Halloween. Non saranno le transenne e il contapersone, secondo i comitati dei residenti, a risolvere davvero "i problemi molto più strutturali" legati alla gestione commerciale e alla vivibilità della piazza. Piazza che, una volta, per Otello Ciavatti del comitato di piazza Verdi «rappresentava una grande bottega per il vicinato, un mercato variegato dell’ortofrutta e un luogo di incontro per gli abitanti del quartiere. Ora quella funzione di aggregatore sociale ha lasciato il posto al prevalere dei locali e ai flussi di giovani con il beneplacito del Comune, che non prende in considerazione di applicare delle norme volte a tutelare il centro storico o la sicurezza dei suoi abitanti».
Anche secondo Giuseppe Sisti del comitato Petroni le attività commerciali della piazza hanno assunto una “forma anomala” negli ultimi anni. Rispetto alla trasformazione repentina del tessuto economico del quartiere – e all’assembramento sistematico che ne deriva – la soluzione del “numero chiuso” sembra un sollievo temporaneo. «Considerando la strettezza degli spazi rispetto alla mole dei flussi di giovani, il transennamento di una piazza serve solo a ottenere il riversamento in quella più vicina, in questo caso a Scaravilli o Santo Stefano che scoppiano», afferma ancora Sisti. «Il rispetto delle regole da parte dei negozianti, l’imposizione delle chiusure anticipate e l’approvazione di normative anti-alcol, per quanto difficili, sono le vere soluzioni al problema. Ma siamo già alla seconda diffida contro il comune da quest’estate e da Lepore non abbiamo ancora avuto risposta, questo è un fatto grave». Testimoni della radicale trasformazione subita dalla piazza negli ultimi anni sono anche i negozianti di Aldrovandi, i pochi rimasti ad avere attività alternative rispetto a quelle di somministrazione di cibo e alcolici. «Ho aperto il mio negozio 43 anni fa, prima le persone qui venivano a fare la spesa completa: c’erano fruttivendoli, macellai, pescivendoli in quantità. Forse, per risolvere il problema della “mala movida”, bisognava porre dei limiti prima, impedendo l’apertura di tutti questi locali, che fanno da attrattore a chi è interessato unicamente a bere. Ormai da me vengono a comprare solo gli affezionati storici», dice Paolo, proprietario del negozio di vestiti 3p Paltrinieri. Anche secondo Alessandro, alla guida della libreria Aldrovandi, concedere numerose licenze per i bar e locali ha apportato dei danni. «La mia attività ha risentito del sovraffollamento turistico, questo tipo di passaggio è più un via vai mordi e fuggi dettato dalla presenza dei locali. Ad acquistare, di residenti, ne sono rimasti pochi e io la vivo peggio».
Piazza Verdi transennata. Foto Ansa