Elezioni in Polonia
A quasi due giorni dall’inizio dello scrutinio delle elezioni politiche in Polonia, Donald Tusk ha finalmente in tasca la vittoria. E nonostante il partito di maggioranza nazionalista e ultracattolico Diritto e Giustizia (PiS), rimanga il primo partito al 35,3%, saranno molto probabilmente le forze europeiste, guidate da Coalizione Civica dell’ex presidente del Consiglio europeo, a formare il nuovo governo. Una vittoria sperata ma gravata dall’incognita degli ultranazionalisti, che si riteneva avrebbero offerto a Diritto e Giustizia il terzo mandato. Soprattutto Konfederacja, il partito di estrema destra che si è dovuto arrendere invece al 7,1%. La tensione accumulata in queste settimane e i continui attacchi del premier Morawiecki alle istituzioni europee e a Donald Tusk – descritto come un "servo" dell’Europa – avrebbero voluto arginare la mobilitazione popolare di questi ultimi mesi e l’entusiasmo dei giovani e delle donne, decisive per queste elezioni. Al contrario hanno acceso questa tornata di elezioni, registrando un’affluenza del 73,3%, la più alta dalle elezioni del 1989.
Le opposizioni hanno raggiunto il 53,7% dei voti che corrispondono a 248 seggi della Camera bassa polacca, il Sejm. Di cui 157 di Piattaforma Civica di Donald Tusk, 65 di Terza Via, la forza centrista, e 26 di Lewica, l’unico partito di sinistra della coalizione. Mentre a Diritto e Giustizia ne sono andati 194. Anche al Senato, nonostante il partito di Morawiecki abbia conquistato 34 seggi, le opposizioni ne hanno consolidati 65.
I numeri offrono una fotografia incontestabile, che nemmeno gli abili sotterfugi dello storico leader del PiS Jaroslaw Kaczynski potranno smentire. Ma sulla consegna dell’incarico di formare un governo rimangono forti dubbi, riferiscono i politologi polacchi, motivati dalla "poca credibilità" del Presidente della Repubblica, Andrzej Duda. Che negli anni, a loro dire, si è dimostrato molto vulnerabile alle pressioni del PiS.
Nonostante l’estrema destra di Konfederacja abbia già negato l’intenzione di unirsi a Diritto e Giustizia, si teme che Duda consegni a Morawiecki il primo mandato esplorativo, legittimando la propria scelta sul 35,3% raggiunto, che lo conferma primo partito del paese.
Le prossime settimane saranno decisive su questo fronte. L’inversione europeista registrata dovrà dar prova di tenere duro alle pressioni del Governo. Perché, se l’obiettivo rimane la formazione di una nuova maggioranza, Tusk, che conosce bene le dinamiche interne del Paese, sa che non sarà facile arrivarci. Le riforme messe in piedi in questi otto anni di governo hanno trasformato non solo la visione dell’Europa per i polacchi, ma le istituzioni nel loro complesso. I principi di imparzialità e indipendenza sono stati superati - notano ancora alcuni commentatori - a più stadi della magistratura polacca e le strette relazioni di Jaroslaw Kaczynski hanno fatto il resto.
Dopo 18 anni, la sinistra torna, forse, a far parte di una maggioranza di governo. E la Polonia riallaccia i rapporti con le istituzioni europee, dopo anni di braccio di ferro, lasciando l’Ungheria di Orban isolata nelle sue battaglie. Si tratta forse di un tramonto per i populismi antieuropeisti, che proprio in Polonia hanno avuto massima espansione mettendo in piedi una delle più ostinate battaglie non solo con i vertici Ue ma con tutte le corti europee.
Da come evolverà la situazione in questi mesi si capirà se la Polonia potrà riuscire a sbloccare i 76,5 miliardi di euro previsti dal Fondo di coesione, indicato per sostenere sviluppi sostenibili e investimenti in materia ambientale. Un congelamento disposto dalle istituzioni Ue proprio in ragione delle recidive violazioni dello Stato di Diritto. Pesato anche sul fronte del Recovery Fund, 35 miliardi bloccati dalla Commissione europea a causa delle estreme riforme della giustizia introdotte dal Governo. Finanziamenti indispensabili per una ripartenza della Polonia, gravata su più fronti, non meno importante quello ucraino, oggetto di grande contesa anche in queste ultime settimane di campagna elettorale.
Nella foto il leader di Coalizione Civica Donald Tusk.
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