SBARCHI

Nuovi Cpr (Centri per i rimpatri) all'orizzonte nei piani di Giorgia Meloni. Stretta del Consiglio dei Ministri in tema migrazioni. Mentre dall'altra parte del Mediterraneo il presidente tunisino Saied non vuole più saperne di trattare con l'Europa, il centro destra italiano si organizza per gestire l'"emergenza". Ed ecco il piano: affidare al Ministero della Difesa l'allestimento di nuovi centri "in zone a bassa densità abitativa". Insomma, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Aumenta anche il periodo nel quale i migranti espulsi, in attesa di essere rimpatriati, potrebbero dover aspettare in queste "carceri", per dirla con il sindaco di Bologna Matteo Lepore. Fino a 18 mesi contro i sei attuali.

In mattinata ospite al programma "Agorà" di Rai3 il primo cittadino della città felsinea si è espresso a tal proposito. «Si mette in pasto alla campagna elettorale per le europee (il tema migranti ndr), sulla pelle e la vita delle persone». A rispondergli in diretta è il viceministro Galeazzo Bignami. «L'Emilia-Romagna non ha firmato lo stato di emergenza e lo ha fatto per ragioni ideologiche». La querelle prosegue e Lepore ha aggiunto: «Se non si vuole collaborare con le città, lo si dica. Avevamo un tavolo con il ministro Piantedosi e l'Anci e, il decreto di ieri salta quel tipo di dialogo. Irrigidisce il rapporto con i sindaci senza trovare alcuna soluzione. Questo è il problema - puntualizza - che si vuole fare campagna elettorale e mettere i primi cittadini in difficoltà». Poi la denuncia. «Il Governo deve metterci in condizione di poter accogliere, invece non fa entrare nelle accoglienze, non condivide i dati con le regioni. Dovremmo anche dire "prego, accomodatevi grazie"?», chiosa Lepore.

Fuori dagli schermi televisivi anche il presidente di regione Stefano Bonaccini ha detto la sua. «Per la questione migranti e accoglienza, qualcuno da Roma deve chiamare i governatori delle regioni e spiegarci cosa vogliono fare, perchè ora è tutta improvvisazione. Non c'era un piano preparato e organico, perchè immagino scommettessero sul fatto che non sarebbe arrivata un'ondata come questa. Quando hai scommesso sui porti chiusi, sul: "è finita la pacchia" e "prima gli italiani", ti ritrovi che le persone a sbarcare sono il doppio di prima. Il rischio - conclude Bonaccini - è che a breve potremmo vedere le tende nelle città. Il che vorrebbe dire il fallimento della politica di accoglienza. Quella che serve è un'accoglienza diffusa, che permette di avere meno pressione sui singoli territori». 

 

Foto Federico Iezzi e Giovanni Guidi