decentramento
Se da un lato il presidente Stefano Bonaccini sta spingendo per un’accelerazione verso l’autonomia differenziata, dall’altro c’è chi non condivide affatto questa scelta. In Emilia-Romagna molto attivo su questo fronte è il Comitato Regionale Emilia-Romagna No Autonomia Differenziata (Comitato ER No AD), che si prepara a raccogliere le firme necessarie per presentare alla Regione un disegno di legge di iniziativa popolare (Lip).
Come ha dichiarato nella conferenza stampa zoom di stamattina il coordinatore regionale del Comitato, Antonio Madera (61 anni), «questo ddl è il nostro tentativo di riproporre quanto avevamo chiesto nella petizione del 14 dicembre 2021 che, per ragioni inspiegabili, non è stata nemmeno discussa perché ritenuta “inutile” e “superata”».
Un problema che preoccupa maggiormente i sostenitori del "No" al progetto di autonomia è il cosiddetto decentramento legislativo, da cui deriverebbe quello amministrativo. Come afferma l’ex magistrato e membro del Comitato Maria Longo, «tra le gravi conseguenze dell’autonomia regionale vi sono la mancanza di garanzia dei diritti e dell’uniformità dei diritti tra i cittadini, oltre a un crescente divario tra nord e sud in tema di disponibilità di risorse». Per i membri e portavoce del Comitato ER No AD, ogni tipologia di autonomia regionale, compresa quella differenziata, «mina alla base l’immagine dell’Italia come Paese unitario». Inoltre, come afferma Maria Longo, «si dovrebbe evitare in ogni modo la creazione del presidente della Regione come “superlegislatore”, il quale, grazie all’autonomia regionale e alla totale assenza di contrappesi, potrebbe fare le leggi e amministrare come vuole». La mancanza dei contrappesi come organi di garanzia sarebbe ben visibile «nel fatto innegabile che rispetto al presidente della Regione lo stesso consiglio regionale è già debole, così come sono ancora più deboli i consigli comunali». Ciò porterebbe inevitabilmente al riconoscimento da parte dello Stato di «una potestà legislativa esclusiva» che metterebbe voce senza difficoltà su materie essenziali per la comunità tra cui sanità, scuola, lavoro e ambiente. Da questo punto di vista il modello di autonomia che riguarda l’Emilia-Romagna si distinguerebbe da Lombardia e Veneto solo per il numero delle materie inserite.
È proprio per evitare che l’iter verso l’autonomia differenziata giunga a compimento che il Comitato ribadisce la necessità di riconoscere ai sindaci il loro ruolo primario nell’amministrazione territoriale («No al regionalismo, sì invece al municipalismo»). «Si tratta di mettere in pratica», fa notare Longo, «quanto stabilito dalla Costituzione in materia di amministrazione locale»: con l’autonomia, invece, il ruolo dei sindaci e dei Comuni «risulterebbe schiacciato dalla preponderanza della Regione».
Nell'immagine, Antonio Madera - Foto fornita da Antonio Madera