Richieste d'asilo

Più di sei mesi d’attesa per avviare la richiesta d’asilo, sovraffollamento esponenziale, mancanza di cure sanitarie e di mediazione culturale. Sono solo alcuni dei disagi che vivono i residenti del Cas Mattei, radunati questa mattina in presidio davanti all’ex Cie insieme ai volontari di Coordinamento migranti.

L’obiettivo della protesta è di arrivare a un percorso più rapido per l’ottenimento del permesso di soggiorno: libertà di movimento, possibilità di trovare un lavoro dignitoso e l’opportunità di vivere in una casa sono le richieste dei migranti. «Sono scappati dalla guerra, hanno attraversato il deserto e vari paesi africani per arrivare a Bologna. Non vogliamo che questa sia una prigione, ma ogni giorno qui lo spazio si restringe», racconta Mamadou originario della Nuova Guinea.

La responsabilità dei ritardi nella gestione delle richieste d’asilo è da rintracciare, secondo i volontari di Coordinamento migranti, nella modalità operandi della questura e della prefettura. «Non c’è una logica di distribuzione razionale dei migranti che, piuttosto, vengono trattati come pacchi postali», dice Lorenzo Delfino di Coordinamento migranti. Il collettivo critica il “razzismo” della prefettura che rilascerebbe, secondo loro, i documenti in base al colore della pelle e alla provenienza dei richiedenti. Senza documenti questi ragazzi non possono però cercare lavoro o accedere a cure mediche che non siano il recarsi al pronto soccorso. «È come se fossero mantenuti in clandestinità dallo Stato», denuncia Michele Cento di Coordinamento migranti.

Di conseguenza, l’affollamento nell’ex Cie peggiora progressivamente; al momento le persone ospitate sono più di 800 contro al limite massimo di 250. Tra le grida che rivendicano la libertà, i ragazzi del Cas raccontano delle pessime condizioni igieniche che devono subire nella struttura. «Dormiamo per terra o in tenda, di notte fa freddo mentre di giorno il sole non ci permette di riposare, dobbiamo fare ore di fila per mangiare poco e male», racconta Samuel della Costa d’avorio.

Pur consapevoli del potere limitato di Lepore sulla gestione del Cas, i volontari di Coordinamento migranti invitano il sindaco a visitare la struttura per constatarne lo stato di degrado. «Sarebbe necessario che i giornalisti potessero entrare e documentare le condizioni del Cas», dichiara il collettivo. Il prossimo 14 ottobre i migranti del Cas di via Mattei, insieme a numerosi collettivi, scenderanno di nuovo in piazza contro la possibilità dell’apertura di un Cpr in Emilia Romagna: «quello di stamattina è solo il primo passo di un percorso più lungo per ottenere i documenti e la libertà», conferma Delfino.

 

 

In foto Lorenzo Delfino con un gruppo di migranti. Crediti: Ludovica Brognoli