gender gap

Le ricercatrici e le docenti dell’UniBo devono ancora rompere il “soffitto di cristallo”, cioè quell’insieme di barriere invisibili che ostacolano le donne nel raggiungere i livelli più elevati della carriera. È quello che emerge dal Bilancio di genere 2022, presentato oggi in San Giovanni in Monte assieme alle altre iniziative del Cug (Comitato unico di garanzia), l’organo che si occupa di pari opportunità, di valorizzazione del benessere di chi lavora e delle discriminazioni lavorative.

Secondo il bilancio, infatti, nel personale docente dell’università si assiste a una segregazione verticale, ovvero al fatto che le donne siano presenti principalmente nei ruoli inferiori della scala gerarchica, con una progressiva riduzione in termini percentuali all’aumentare della posizione. Se infatti a livello di assegnisti di ricerca le donne sono in numero pari a quello degli uomini (50% e 50%), tra le ricercatrici a tempo determinato senior la percentuale si riduce al 42%. Lo stesso fenomeno si verifica anche tra le docenti: le professoresse associate sono il 45% del corpo docente, mentre quelle ordinarie si riducono drasticamente al 30%.

Nel 2022, in generale, l’University Gender Inequality Index mostra un valore complessivo della disuguaglianza di genere del 15,3%, in leggero calo rispetto all’anno precedente; le donne del personale docente e tecnico-amministrativo hanno una probabilità di cinque volte maggiore rispetto agli uomini di assentarsi per motivi legati alla maternità, al congedo parentale o alla malattia dei figli: segno che il ruolo di caregiver è percepito ancora come prevalentemente femminile. Di positivo, comunque, c’è che l’indice del soffitto di cristallo – cioè il rapporto tra la quota femminile di tutto il personale docente e quella delle professoresse ordinarie, in cui il valore 1 significa assoluta equità – si sta riducendo di anno in anno (nel 2018 era pari a 1,55, mentre nel 2022 è sceso a 1,37) e che, in generale, l’università di Bologna ha mostrato un indice sempre inferiore alla media nazionale (1,46 nel 2022).

Per quanto riguarda invece il corpo studentesco, se le studentesse rappresentano il 56% degli iscritti, allo stesso tempo sono principalmente segregate – si parla infatti di segregazione orizzontale, cioè di sotto-rappresentanza in determinati settori o occupazioni – nel campo umanistico: è rilevante che nelle materie Stem (science, technology, engineering and mathematics) le donne siano appena il 15%, contro il 39% degli uomini. Le studentesse, che in triennale sono superiori ai ragazzi, in magistrale sono invece inferiori agli studenti (64% contro 71%). Le dottorande, inoltre, rappresentano il 5% dei laureati, contro il 7% degli uomini.

Rimane anche il gender pay gap, anche se per fortuna in lenta ma costante diminuzione: dagli oltre 200 euro di stipendio del 2017 siamo ora a una differenza salariale di 155 euro. È però ancora presto per festeggiare: secondo il Global Gender Gap, occorrono ancora 132 anni per raggiungere la parità di genere a livello mondiale.

 

Nell'immagine il Bilancio di genere 2022. Foto di Giuseppe Nuzzi