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Si tirano le somme dei primi cinque anni dall’applicazione della Legge Regionale 24 del 2017, che disciplina il governo del territorio, il consumo del suolo e promuove la rigenerazione urbana. La nuova legge, in vigore da gennaio 2018, prevede un periodo transitorio di cui, solo adesso, è possibile misurare i primi risultati: su un totale di 21.922 ettari soggetti a trasformazione del suolo secondo le previsioni insediative dei piani urbanistici delle normative precedenti (del 1978 e del 2000), a oggi con la nuova legge risultano decadute previsioni insediative per 15.274 ettari: questo significa che circa il 70% del territorio inserito nella precedente programmazione non è stato consumato. 

Sono questi i risultati della ricognizione che è stata fatta su un campione pari al 68% (226) dei comuni totali (330), con una copertura territoriale che ha raggiunto il 75% dell’estensione totale e con l’80% della popolazione totale regionale coperta.

«L’Emilia-Romagna ha consumato troppo suolo nel dopoguerra? Sì, è vero», commenta Stefano Bonaccini. Ora, però, servono soluzioni concrete e pratiche per contrastare il consumo di suolo, anche in vista dell’obiettivo “consumo netto di suolo pari a zero” entro il 2050, come previsto dall’Unione europea. «Questo non significa non costruire più, anzi: adesso, però, occorre criterio. Il governo – prosegue il presidente di Regione – ha pesantemente tagliato i fondi del Pnrr legati al contrasto del dissesto idrogeologico».

Questo nonostante gli effetti del cambiamento climatico siano sempre più stringenti: come spiega Paolo Ferrecchi, direttore generale alla Cura del territorio e dell’ambiente in Regione, «degli oltre 15mila ettari di previsioni insediative decadute, oltre 12mila ettari ricadono in zone soggette a inondazione frequente e poco frequente, mentre più di mille ettari si riferiscono a zone a rischio di dissesto idrogeologico».

Manca, in ogni caso, una legge nazionale che disciplini il consumo di suolo: sono solo tre le regioni (Emilia-Romagna, Sicilia e Piemonte) che hanno determinato una quota fissa di suolo consumabile al 2050. L’Emilia-Romagna, tra l’altro, è quarta regione in Italia per consumo di suolo; a livello nazionale, tra 2022 e 2023, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha rilevato che il consumo netto è stato di oltre 76 km2. «Il contrasto al consumo di suolo – rileva Michele Zazzi, docente di Pianificazione urbanistica di Parma – necessita di un cambiamento culturale, dall’edilizia al modo di abitare».

 

Nell'immagine la locandina del convegno. Foto di Giuseppe Nuzzi