Palestina
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«Fuori guerra e Israele dalle università! Palestina libera»: Lo striscione occupa l’intero corridoio centrale del chiostro di Palazzo Hercolani, sede di scienze politiche dell’Università di Bologna. A occupare, ieri sera, gli attivisti del collettivo “Cambiare rotta”, snodo bolognese, che chiedono tra le altre cose una presa di posizione da parte dell’ateneo contro i «crimini commessi da Israele». La richiesta si inserisce all’interno del quadro in cui nasce l’appello di centinaia di docenti Unibo a sostegno della Palestina, petizione lanciata da “Giovani e Palestina Bologna” che verrà presentata in senato accademico il 21 novembre. Nel frattempo le richieste sono chiare, il collettivo pretende l’istituzione di una commissione d’inchiesta da parte di Unibo che abbia il compito di «individuare, desecretare e sciogliere ogni accordo che Unibo intrattiene con la guerra e Israele».
Sui muri della facoltà di scienze politiche che conducono all’aula Poeti, quella occupata dal collettivo, fogli in formato A5 riportano elenchi puntati che molto chiaramente delineano i rapporti tra l’ateneo e alcuni soggetti filo-israeliani tra cui Technion - Israele Institute of Technology e Università ed enti israeliani come l’Università di Tel Aviv, o la Hebew University. Nel mirino anche i rapporti tra Unibo e Leonardo spa, società pubblica attiva nella difesa e nella sicurezza.
Per il momento il collettivo ha occupato di fatto solo un’aula, quella “magna”, dove oggi alle 18 viene proiettato «La storia dei tre gioielli» di Michel Khleifi, regista palestinese. A seguire un aperitivo con raccolta fondi per la mezzaluna rossa palestinese, da destinare a Gaza. Mentre gli attivisti cercano di coinvolgere la comunità studentesca chiedendo proposte e azioni da fare per portare avanti l’occupazione della facoltà, le lezioni continuano senza interruzioni. Le uniche spostate sono quelle che dovevano tenersi in aula Poeti, che però sono state semplicemente indirizzate verso altri spazi. Quando inizia la conferenza stampa prevista per oggi, si riscontra subito l’urgenza di coinvolgere maggiormente la facoltà, rendendo palese l’occupazione; un attivista chiede alla platea di girare tra le aule e spiegare a studenti e docenti il perché della loro scelta e presenza a scienze politiche. Nel frattempo la rete nazionale di “Cambiare rotta” ha lanciato, per la giornata di domani, una mobilitazione nazionale in università che a Bologna si ritroverà in piazza San Francesco. Si continuerà poi verso il 21 novembre, quando ci sarà un presidio di sostegno sotto il senato accademico in occasione della presentazione dell’appello pro-Palestina firmato dai docenti dell’ateneo.
«La base rivendicativa è molto chiara, mi dispiace solo per l’interruzione delle lezioni», ci dice Federico Condello, delegato del rettore agli studenti, a cui chiediamo un commento mentre parla con gli attivisti. Per il momento la situazione è tranquilla, ma le richieste sono tutt’altro che blande e richiedono una forte presa di posizione da parte di Unibo.
Foto dell'occupazione di Nikol Ceola