Medioriente
«Follia totale. Richieste di persone che non si rendono conto di quello che stanno dicendo. Sono irricevibili, non possono essere prese in considerazione da uno Stato democratico qual è il nostro e qual è Israele». É il commento dell'architetto Daniele De Paz, presidente della comunità ebraica bolognese, sulla petizione, con più di 500 firme raccolte, pubblicata il 4 novembre su change.org da anonime «Cittadine Bolognesi».
«Siamo madri, siamo donne, siamo cittadine» che assistono «sconvolte al massacro della popolazione palestinese di Gaza che vive sotto assedio da 16 anni», scrivono nel testo all’attenzione del sindaco di Bologna. Richiedono al primo cittadino l’esposizione di uno striscione di lutto pubblico per le vittime palestinesi del conflitto in Medioriente, lutto cittadino e lo scioglimento di «ogni relazione economica culturale e diplomatica con lo Stato di Israele sino a quando, come qualunque altro stato che voglia dirsi democratico e civile, non avrà messo fine al brutale regime di occupazione e di apartheid in tutti i territori che occupa in contravvenzione alla Convenzione di Ginevra».
«Se queste signore, se queste donne, se queste madri hanno un cuore, dovrebbero avere lo stesso cuore anche per i civili che hanno perso la vita con l’attacco feroce di Hamas», replica De Paz che rifiuta «una posizione da tifoseria da stadio». «Non si può parlare di striscioni per una parte e per l’altra – aggiunge - L’analisi è estremamente articolata e complicata. Richiedere al sindaco di esporre uno striscione per le vittime palestinesi sarebbe come accettare in maniera indiscriminata che Hamas e le sue azioni terroristiche siano giustificate. Quanto accaduto il 7 ottobre non può essere giustificato». L’architetto ricorda i 1.400 civili caduti vittima in pochi giorni di Hamas, che ha agito «entrando nelle case dei civili, sgozzandoli», uccidendo anche le donne e i bambini. «Se vogliamo essere brutali possiamo farlo ma noi su questo cerchiamo di essere molto attenti e prudenti». «Queste manifestazioni così schierate riescono solo a generare odio su odio e appartengono al linguaggio dell’odio. Ritengo che questo non possa essere accettato», conclude De Paz.
Daniele De Paz. Immagine: Ansa