Alluvione

«A volte si legge di tutto sui giornali e mi dispiace, in particolare, che a portarle all'attenzione siano pubblici amministratori. I quali, probabilmente, hanno più voglia di fare polemica che di rimboccarsi le maniche». Queste le parole del commissario straordinario alla ricostruzione nei territori alluvionati dell’Emilia-Romagna, il generale Francesco Figliuolo. In visita oggi a Castenaso, alle porte di Bologna, per un incontro organizzato per portare aggiornamenti sull’intervento del governo nei territori colpiti dall’alluvione, il commissario non risparmia qualche rimprovero ai primi cittadini delle città più colpite dall’alluvione dello scorso maggio. In particolare, le critiche sembrano rivolte soprattutto a Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, e a Michele De Pascale, sindaco di Ravenna. Era stato il primo cittadino di Cesena, Lattuca, a esprimere preoccupazione per «il silenzio» proveniente da Roma, critica che era stata liquidata dalle opposizioni cesenati come “politica”, di fatto un modo per attaccare il governo (i due sindaci sono del Pd) attraverso Figliuolo, nominato dall'Esecutivo Meloni quale commissario straordinario alla ricostruzione, carica che a detta del partito sarebbe dovuta andare al presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Il generale replica anche alle critiche di chi denuncia la mancanza di un suo ufficio a Bologna per seguire da vicino la ricostruzione: «Anche il fatto di "non avere un ufficio a Bologna", come si dice, non vuol dire nulla: ogni settimana i miei sono qui, e oggi si lavora molto in modalità telematica. È importante stare a Roma perché poi è lì che si decidono le cose».

Figliuolo sottolinea anche le difficoltà implicite nello scrivere le ordinanze, «in cui ogni parola va pesata», per ricordare che non è un processo semplice né immediato ed esorta poi i sindaci a mobilitarsi per chiedere i rimborsi. «Il rimborso per legge arriva a coprire la totalità del danno asseverato e dimostrato. Il Governo ha messo a terra 1,5 miliardi di euro, non è che posso chiedere decine di miliardi da tenere in un conto perché poi nel frattempo arrivano le domande. Non funziona così. In questo modo, faremmo un danno ai cittadini prima dell'Emilia-Romagna e poi quelli di tutta Italia, tenendo ferme risorse che potrebbero servire a tanto altro. Faremmo debito di Stato senza poi erogare nulla. Mi dite come si fa a erogare dal 15 novembre al 31 dicembre uno, due, tre o quattro miliardi? Non arriverebbero neanche le domande. Dei 290 milioni di euro di somma urgenza, ho erogato solo poco più di 60,5 milioni. Ma non perché il generale non li vuole erogare, bensì perché i Comuni devono fare il loro lavoro per chiedere i rimborsi. Il che è semplicissimo: devono procedere infatti al conto economico, o l'atto sostitutivo, per la somma urgenza. Certo, questo crea ulteriore lavoro su altri lavori che già hanno. Li capisco. Il mio vuole essere un incoraggiamento, quindi: chiedete i rimborsi, che ve li diamo», conclude Figliuolo.

 

Un'immagine dell'alluvione. Foto Ansa