Cinque Stelle
A Bologna, come nel resto d’Italia, il Movimento 5 Stelle è in evoluzione e sta cercando un nuovo posizionamento nella galassia del centrosinistra, fissando l’obiettivo nelle prossime elezioni, Europee prima e Regionali poi. Se un tempo, per i pentastellati, la nuova politica si sarebbe fatta solo sul web, adesso, dopo le esperienze al governo nazionale, «e la crisi verticale di voti di dirigenti e iscritti che ne e seguita» si è compresa anche l’importanza di un maggiore radicamento nel territorio. Con un problema da risolvere: gli spazi fisici in cui riunirsi. In ogni caso, dopo le fuoriuscite di esponenti storici, come Massimo Bugani e Marco Piazza, i 5 Stelle si stanno riorganizzando. Infatti quest’anno, come stabilito dal nuovo Statuto voluto da Giuseppe Conte, sono nati i primi gruppi territoriali, reti di collegamento locale tra gli attivisti 5S per organizzare battaglie e proposte della base e strutturare varie fucine di attivismo politico. Ma quanti sono gli attivisti di Bologna e come funziona la loro rete territoriale? Secondo i dati forniti dall’interno, è un momento di crescita. A Bologna città gli attivisti sono 150 circa, in tutta la provincia si contano più o meno 2.700 iscritti. Come ricorda Simona Lanzotti, la rappresentante del gruppo territoriale di Bologna, per fondare e partecipare ad un gruppo territoriale bisogna essere iscritti al Movimento e raggiungere il numero minimo di 30 militanti. «Come gruppo territoriale – prosegue Lanzotti – ci riuniamo mediamente una volta al mese. Cerchiamo di fotografare le problematiche della nostra città, le condividiamo e decidiamo insieme le battaglie da portare avanti. Poi ognuno, secondo le sue competenze, partecipa ai gruppi di lavoro sulle varie criticità. In caso di emergenze ci organizziamo attraverso le chat di messaggistica che riuniscono gli attivisti per portare subito i nostri rappresentanti là dove serve». Un esempio è il caso Marelli, dove la presenza di un attivista 5S vicino ai fatti di Crevalcore ha permesso al gruppo di muoversi immediatamente e di portare il suo sostegno, come in occasione della fiaccolata di domenica 2 ottobre. Queste reti locali sono una novità introdotta nell’ultima versione dello Statuto del M5S dell’aprile del ’22. Nel febbraio del ’23 sono stati designati i due coordinatori territoriali regionali e i nove provinciali. Infine, il 30 maggio sono nate le prime vere e proprie organizzazioni territoriali. «Grazie a Giuseppe Conte, che sta cercando di riorganizzare il Movimento, molta gente ha scelto di rimettersi in gioco, per la collettività e non per tornaconto personale», afferma Giuseppe Loiacono, 50 anni, vicino al Movimento fin dai tempi dei MeetUp. In effetti, secondo i dati forniti dal già senatore Vito Crimi, gestore della partecipazione online per l’M5S, oggi gli iscritti in regione sarebbero oltre diecimila, di cui 2.700 nella sola provincia di Bologna. Rispetto al 2021, ultimo dato storico reperibile dopo la diatriba tra Movimento e Piattaforma Rousseau (che detiene i dati precedenti al passaggio del partito contiano a Skyvote nello stesso 2021) gli scritti in Emilia-Romagna sono aumentati di tremila unità, di cui 1.200 nel 2022. Nella provincia di Bologna sono invece cinquecento, di cui trecento in più nell’anno appena trascorso. Un aumento che potrebbe essere dovuto al posizionamento maggiormente a sinistra che Conte ha scelto di dare al partito, nonostante la visione anti-ideologica professata alle origini. Salario minimo, ambiente, reddito di cittadinanza, onestà della classe politica sono le lotte al centro dell’azione del nuovo corso contiano, ma meglio non parlare apertamente di politiche di sinistra. «Non siamo assolutamente di destra, ma neanche di sinistra, siamo progressisti», precisa Lanzotti. «Quando parlo di sinistra non parlo in senso ideologico, ma parlo di quelle specifiche idee e battaglie che dovrebbero appartenere alla sinistra e che invece portiamo avanti noi. A quanto pare c’è ancora una richiesta dal basso su questi temi», aggiunge. Confermata dai numeri in crescita, l’attenzione di Conte verso un’impalcatura logistica e ideologica più solida sta incontrando il favore della base. Adele Menabue, 74 anni, storica simpatizzante e attivista dal 2021, fa della sua passione per il basket una metafora del nuovo indirizzo: «In ogni squadra ci sono dei ruoli che devono essere apicali per coordinarsi, come nella pallacanestro ci sono l’allenatore e il presidente. Anche qui ci sono giustamente, è improprio dire una scala gerarchica, però ci sono i referenti provinciali, regionali e adesso anche territoriali. Giuseppe Conte è un grande campione, ma è tutto il gruppo a fare la vera forza del Movimento». Se unanime è l’approvazione per la nuova linea organizzativa di Conte, più sfumato è il tema radicamento locale, dove i pentastellati peccano della storica assenza di spazi propri in cui riunirsi e attrarre nuovi simpatizzanti. Giuseppe Loiacono, candidato consigliere a Modena nel 2014, mostra una certa attenzione per il problema. «A Modena, avendo eletto dei consiglieri, potevamo utilizzare gli spazi del Comune. Invece qui a Bologna non li abbiamo più, perché i due eletti nell’ultima tornata (ndr. Massimo Bugani e Marco Piazza) hanno pensato bene di traslocare nel Partito Democratico. Quindi al momento affittiamo delle sale comunali e le paghiamo di tasca nostra. Questa è stata una delle cose per le quali mi ero impegnato a Modena: avere alcuni spazi comunali ad uso pubblico e gratuito per tutti i cittadini». Altri sono meno preoccupati dal tema, indicando nel rapporto tra attivisti e nella voglia di essere comunità un elemento ben più aggregante dell’avere una sede prestabilita.
Foto di Tommaso Corleoni. Nell'immagine un banchetto con il simbolo del Movimento 5 Stelle
Questo articolo è stato pubblicato nel numero 9 del "Quindici", supplemento bisettimanale di InCronaca, lo scorso 19 ottobre