Guerra

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«Hamas è il peggior nemico del popolo palestinese». Così il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, all’assemblea dei comuni italiani parlando del conflitto in corso nella Striscia di Gaza. «C’è tanto bisogno di una leadership palestinese autorevole, in grado di difendere il suo popolo», ha detto il cardinale scagliandosi contro i guerriglieri di Hamas. Zuppi, storico esponente della Comunità di Sant'Egidio di Roma, è stato recentemente incaricato da Papa Francesco della missione di pace nel conflitto russo-ucraino.

La politica del gruppo armato palestinese «unisce la rabbia contro Israele all’odio per gli ebrei di tutto il mondo» afferma Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna. Secondo De Paz, Hamas ha «tutto l’interesse a mantenere forte e vivo il conflitto sulla pelle dei palestinesi e non per garantirgli un diritto a essere uno Stato, un paese e una democrazia». Il presidente della Cei ha «espresso una posizione ferma e decisa contro il terrorismo che ha come conseguenza il rifiuto di ogni forma di antisemitismo», prosegue De Paz che sottoscrive le parole del cardinale quando identifica nel nemico numero uno del popolo palestinese i militanti di Hamas.

Più critica la posizione di Assopace Palestina che nelle parole del suo vicepresidente nazionale, Stefano Casi, allarga il campo dei responsabili del conflitto alla «classe politica internazionale che per decenni ha avallato la politica israeliana di disprezzo del diritto internazionale e dei diritti umani e che tuttora si rifiuta di richiedere la cessazione del massacro di Gaza».

Ad oggi le soluzioni pacifiche all’escalation di violenza che sta investendo il Medio-Oriente sembrano più lontane. Il presidente turco Erdogan ha annullato la visita in programma a Tel Aviv e ha provocato le dure reazioni delle autorità israeliane per aver definito «Hamas un gruppo di liberazione che combatte per proteggere la propria terra». Dall’altra parte il primo ministro di Israele Netanyahu in un discorso alla nazione ha avvisato che le forze di difesa si stanno preparando all’invasione di Gaza. L’obiettivo è quello della liberazione dei più di 200 ostaggi prelevati nelle case e nelle strade da Hamas il 7 ottobre scorso e ancora detenuti nella Striscia. Ma il rischio è che un’operazione di terra amplifichi il numero delle vittime di un conflitto che sembra non avere fine.

«Entrare a Gaza significa fare un enorme numero di vittime da entrambe le parti e questo è tremendo: questa guerra ha già fatto troppi morti», conclude il presidente della Comunità ebraica di Bologna.

 

Il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Foto Ansa