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«Le migrazioni sono un fenomeno strutturale ed essenziale. Basta parlare di emergenza». Così Pietro Pinto, referente regionale del Centro studi e ricerche Idos durante la presentazione del dossier regionale sull'immigrazione illustrato a palazzo D'Accursio. Al 1° gennaio 2022, in Emilia-Romagna il 12,8% della popolazione (quindi 566.687 persone) è composta da cittadini stranieri residenti. In leggero aumento (0,8%) rispetto all'anno precedente. La regione si attesta così prima per incidenza, seguita da Lombardia,

«Se è vero che la situazione varia da provincia a provincia - spiega Valerio Vanelli, docente dell'Università di Bologna e coautore del dossier - Bologna è sotto la media regionale. A Parma e Piacenza, ad esempio, la popolazione straniera con cittadinanza si attesta intorno al 15%». 

Il quadro dipinto dai dati più recenti rappresenta una maggiore presenza di donne - la cui percentuale si attesta intorno al 52,2% del totale dei residenti stranieri - e un aumento dell'età media. Invecchia anche la popolazione straniera, che si sposta verso i 35,7 anni, restando comunque lontana da quella italiana di 47,8 anni. Altra questione sottolineata è «la denatalità, che non riguarda solo gli italiani, ma anche i cittadini stranieri». Vero anche che «in Emilia-Romagna un bambino su quattro ha entrambi i genitori stranieri», commenta Vanelli. 

Come sottolinea il professore «sono ben 170 le provenienze» che si mescolano sul territorio regionale e bolognese. «La maggior parte delle persone vengono dalla Romania (17%), seguono comunità marocchina e albanese. Al quarto posto, e in aumento, sono le comunità di origine ucraina. Nel 2022, le richieste di residenza sono state 57mila di cui 30mila inoltrate da anagrafi di comuni di altre regioni italiane». Andando più nello specifico, nell'area metropolitana di Bologna, Galliera - al 1° gennaio 2023 - è la zona con maggior densità di popolazione straniera (18,2%). 

Focus anche sui sistemi di accoglienza. Attualmente il sistema Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) conta complessivamente 3904 posti e 384 strutture. La media è di circa 18 posti per i Cas e 6 per il Sai. La situazione a Bologna è critica, che le strutture di accoglienza siano messe a dura prova dai numeri dell'affluenza è cosa nota. Ma l'assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo rassicura: «Quello dell'immigrazione è un tema serio, non va affrontato con la logica continua dell'emergenza. Per questo i dati reali sono importanti». Le migrazioni e, in particolare, l'immigrazione è un fenomeno «strutturale - sottolinea nuovamente Pietro Pinto - era il 1973 quando per la prima volta il numero di arrivi di persone straniere ha superato quello dell'emigrazione italiana all'estero. Ѐ chiaro che non si può parlare di emergenza. Nel 1998 c'è stata un presa di coscienza, ora si fanno solo passi indietro. Ci sono state nove sanatorie negli ultimi anni, sembrerebbe che in Italia si vada avanti solo così. Oggi - conclude Pinto - l'8,6% dei residenti è straniero. Di fronte a questi numeri è diventato impossibile accedere al mondo del lavoro. In barba alla retorica che continua a parlare di clandestinità, in Italia è impossibile entrare (legalmente ndr)».

 

Nell'immagine da sinistra Valerio Vanelli (docente Unibo e coautore del report) e Pietro Pinto (referente regionale Idos). Foto di Chiara Putignano