Garisenda
«La Torre ha la piorrea», diagnostica in modo immaginifico il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, paragonandola a un dente traballante; esclude il rischio crollo ma nonostante ciò sostiene che «è necessario agire tempestivamente attraverso un intervento sistematico di manutenzione e consolidando le malte». La diagnosi arriva dopo il sopralluogo del sottosegretario e nello specifico grazie alle foto scattate dai droni, che permettono di valutare meglio il dettaglio di alcuni particolari.
Il danneggiamento della Torre, spiega Lepore e conferma Sgarbi, non dipende dal passaggio dei mezzi, altrimenti «il problema sarebbe già risolto», sottolinea il sindaco. A indebolire la Torre è stato più che altro lo scorrere del tempo; «è chiaro che ogni cosa contribuisce a indebolirla, però – continua il sottosegretario – non credo che la soluzione sia nella pavimentazione ma nella struttura stessa, che è molto logorata». Tra l'altro proprio oggi, alle 15.45, c'è stato un terremoto di 4.2° a Rovigo, percepito anche a Bologna. Lepore, però, rassicura che non è stata rilevata nessuna anomalia sulla torre Garisenda.
La causa principale del logoramento riguarda il basamento in selenite. Si tratta di un materiale molto solido ma che, con le alte temperature, si trasforma in cristalli e in gesso. Queste temperature sono state raggiunte soprattutto nei secoli passati, quando sono state costruite delle fucine e dei forni per cui «nel basamento si trovano dei veri e propri buchi che ricordano quel tipo di utilizzo».
Nonostante ciò ancora non è arrivato il documento del comitato tecnico scientifico, per definire e stabilire la reale entità dei danni. Per questo «la cosa più importante è capire se c’è un rischio imminente; se il problema, quindi, non riguarda il monumento, cosa per noi sempre fondamentale, ma il fatto che la torre possa avere comportamenti pericolosi per le persone», sostiene Sgarbi dopo l’incontro con il sindaco di Bologna Matteo Lepore e la sovrintendente Francesca Tomba.
Nell'attesa del report del comitato tecnico-scientifico, il sindaco ci tiene a ricordare che il Comune non è stato con le mani in mano. «Abbiamo incaricato una società specializzata, la Fagioli che ha seguito sia il rimorchio della Costa Concordia che la ricostruzione del ponte Morandi a Genova; insieme allo strutturista Dalla Valle stanno progettando una struttura di protezione che servirà a mettere in sicurezza la torre e l’area attorno». La struttura sarà costruita in due fasi: una prima fase nel breve-medio periodo, per garantire la sicurezza della popolazione, e una seconda più nel lungo periodo; «servirà anche a contenere il cantiere del restauro perché la Torre andrà restaurata», conclude il sindaco.
La sovrintendente Tomba inoltre avanza la richiesta di un finanziamento, auspicando un intervento diretto dello Stato. «Il governo ha già richiesto questo finanziamento – continua Sgarbi – e nelle prossime ore, parlando con il ministro Gennaro Sangiuliano, capiremo se può essere accordato». Lo scopo è quello di essere coinvolti non tanto dal punto etico e di responsabilità istituzionale, ma piuttosto rispetto alla consapevolezza del pericolo che la Torre comporta.