Israele
L’intellettuale Moni Ovadia ha annunciato che assegnerà le proprie dimissioni dal Teatro Comunale Abbado di Ferrara il prossimo venerdì. Ovadia lascerà la guida del Teatro dopo quattro anni, in seguito alle polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni sulla «responsabilità del governo israeliano» che, secondo l’intellettuale italiano di origine bulgara, avrebbe «lasciato che la situazione marcisse».
Chi è stato a chiedere le sue dimissioni? Il sindaco l’ha costretta?
Le dimissioni sono state chieste a gran voce da Fratelli d’Italia, ma anche dal Pd, da Italia Viva e dalla Lega. Il senatore ferrarese Fdi ha detto almeno quattro volte che vorrebbe lasciassi il mio posto. Le polemiche sollevate dalle mie affermazioni sulla responsabilità di Israele nel conflitto attuale sono state seguite da pesanti insulti. Ma la richiesta di proporre le dimissioni non è mai arrivata né dal sindaco né dall’assessore alla cultura che, anzi, mi hanno calorosamente sostenuto e chiesto di rimanere.
Perché, dunque, ha deciso di andarsene dopo un primo momento di riluttanza?
Me ne vado per tutelare innanzitutto i lavoratori del teatro, che potrebbero rimanere lesi economicamente dalla mia sola presenza. La maggioranza del Consiglio comunale, infatti, si è schierato contro di me e temo che, rimanendo, la paga dei dipendenti possa arrivare in ritardo, che vengano limitati gli investimenti. Nella mia scelta ha agito anche la paura di poter ledere il sindaco.
La sua scelta, dunque, è definitiva?
Se la giunta dovesse chiedermi di rimanere, dopo la presentazione delle mie dimissioni questo venerdì, rimarrei. Ma solo nel caso in cui io abbia la certezza di poter lavorare tranquillamente. Quando il diritto costituzionale di esprimersi, di essere cittadini liberi, non viene tutelato la democrazia si volge pericolosamente in regime.
È stato invitato a concludere il festival “Parole di giustizia” a Pesaro e Urbino, andrà e continuerà a sostenere la sua opinione su Israele anche dopo la bufera di critiche?
Andrò ovunque mi inviteranno e continuerò la mia battaglia affinché la dignità e il diritto di parola di tutti sia protetto. Voglio che le cose che ho subito arrivino a una resa dei conti. In questo Paese, infatti, è impossibile tentare di proporre un’analisi approfondita sul rapporto tra responsabilità russe e ucraine senza passare per putiniani, così come non è possibile dire la verità sulle azioni di Israele, che da sempre perseguita e colonizza il popolo palestinese. Non c’è differenza, così, tra ghettizzazione della striscia e apartheid in Sud Africa.
Moni Ovadia. Foto di Riccardo Benedet