Quindici

Luca Sofri

“C’è Post(a) per te”, direbbe il postino di Canale5 bussando alla nostra porta. Ma ecco che, aggiungendo un articolo e togliendo una vocale, altro che busta.. un vero e proprio giornale! Il Post è un quotidiano online, fondato il 19 aprile 2010 da Luca Sofri. Il direttore racconta passato, presente e futuro di un giornale che «ispirandosi ai modelli del Guardian o del New York Times» è ormai un modello affermato che riesce a sostenersi e guadagnare, perché, come dice Sofri: «Oggi è tutta una questione di soldi».

La squadra, composta da trentotto giornalisti e quattro dipendenti di segreteria, lavora quotidianamente per offrire ai lettori un’informazione di qualità, con un approccio «il più contemporaneo possibile». «Volevamo realizzare un sito generalista fatto bene, tutto qui», racconta all’origine. Il “c’era una volta” di una favola che, ancora oggi, continua ad affascinare un vastissimo pubblico di lettori, specialmente quelli più giovani. Ed eccolo l’inizio, in una lontana primavera di quattordici anni fa.

Il Post inaugura la sua storia, una crescita lenta ma vertiginosa, fatta di non poche difficoltà, superate passo passo con impegno e fatica. «Il progetto è partito in un periodo di forte crisi – spiega Sofri – ma, si sa, dalle crisi nascono le storie migliori, le più affascinanti. È dalle crisi che germogliano opportunità». Dopo il progressivo e continuo miglioramento dei primi anni, arriva, nel 2014, un momento di svolta. Con un incremento dei ricavi pubblicitari di oltre il 100% rispetto al 2013 e una stabilizzazione dei costi di produzione, Il Post comincia la sua scalata al successo. «Siamo cresciuti un po’ alla volta, stando attenti agli spiccioli, sacrificando molte delle cose che avremmo voluto fare, proprio per ragioni di sostenibilità – dice il direttore – abbiamo costruito una comunità di lettori disponibili e interessati, fiduciosi verso il nostro lavoro e convinti delle nostre potenzialità». Ed ecco che, dopo varie difficoltà iniziali, tutti gli sforzi fatti sono finalmente stati ripagati. Il 2022 è stato per Il Post un anno di grande successo.

«La crescita di fiducia da parte dei lettori ha determinato un forte aumento nel numero degli abbonamenti e dei ricavi del giornale», spiega Sofri. Il bilancio del 2022 è stato di 5,9 milioni, con un utile di 1 milione e 676mila. L’aumento del fatturato si deve innanzitutto alla crescita degli abbonamenti, che nel 2022 hanno rappresentato il 69,5% delle entrate; la pubblicità, invece, il solo 15,5%. Il restante 15% è stato ricavato da altre attività del giornale, come la rivista “Cose Spiegate bene”, le lezioni online, gli eventi e le partnership esterne. Scommettere sugli abbonamenti è stata dunque la carta vincente: non tutti i giornali ci sono riusciti, Il Post sì. E il direttore lo spiega: «Storicamente, sono sempre state due le principali fonti di finanziamento dei giornali: la pubblicità e gli abbonamenti delle persone. Ai tempi dell’avvento di Internet, quasi tutti hanno puntato sulla pubblicità online, considerandola come l’unica plausibile forma d’introito». Ma le cose andarono diversamente. «C’è stato un forte declino dei ricavi inserzionistici – continua – a fronte di ciò, siamo dovuti ritornare all’altra fonte di guadagno: i lettori. Quando questo è stato compreso, Il Post si è trovato in una posizione “privilegiata”: avendo costruito una comunità solida e strutturata, le persone sono state ben disposte ad abbonarsi, dando al giornale la propria fiducia». Ma le cose non sono andate così per tutti. Ancora oggi, la maggior parte dei giornali italiani fatica a distogliere la propria attenzione dagli introiti inserzionistici e questo, a detta di Sofri, è un limite. «Restano sospesi cercando abbonamenti ma, continuando a privilegiare la pubblicità, non riescono nel loro intento. Bisogna osare, assumersi la responsabilità del rischio». Il Post ha deciso di farlo, Il Post ha deciso di rischiare. A maggio 2019, ha introdotto una forma di abbonamento facoltativo, con la possibilità di commentare articoli, non visualizzare pubblicità e avere accesso a newsletter e podcast. «Ci ha straordinariamente aiutati il periodo del Covid – dice Sofri – la pandemia ha dimostrato quanto aver lavorato sull’accuratezza e sulla chiarezza era stata una scommessa ben spesa. Le persone avevano bisogno di qualcuno che spiegasse loro la verità; mentre la maggior parte dei giornali veicolavano informazioni contradditorie e confuse, noi ci siamo distinti, conquistando la fiducia di molti. Una fiducia che si è presto tradotta in nuovi abbonamenti». Il Post sceglie dunque di non mettere il paywall, ma di puntare sul coinvolgimento delle persone. Sebbene i ricavi pubblicitari continuino a essere molto importanti, il focus sono i lettori, l’obiettivo è fidelizzare. Ma come incentivare gli utenti al pagamento? Secondo Sofri, sarebbero tre i nodi centrali. «Affidabilità, chiarezza, attualità – dice – offrire contenuti di qualità, diversi da quelli degli altri, per la costruzione di un rapporto fiduciario e onesto con i lettori». Sofri guarda al passato con tenerezza, parla del presente con orgoglio. «Il nostro modello di business, ad oggi, ci consente di spingerci oltre: abbiamo una grande sostenibilità economica e non c’è più da badare agli spiccioli. Finalmente possiamo fare quello che, per anni, non abbiamo potuto: osare. Correre il rischio di sperimentare, metterci in gioco, produrre cose, anche senza conoscere la direzione in cui andranno». E guai a chi parla del Post come solo “slow journalism”. «Ci definiscono il “sito dell’informazione lenta”, dicono che non ci interessa arrivare per primi – afferma Sofri – combatto molto contro queste letture, perché vi assicuro che non è così. “Arrivare per primi”, come dicono in tanti, è sicuramente importante e ci teniamo nel farlo. Ma attenzione a non danneggiare l’accuratezza della notizia: i lettori, l’onestà e la chiarezza dei contenuti rimangono la nostra priorità». Ed eccola la storia, eccone la trama. Lo ammette Luca Sofri: «Il Post non è un progetto innovativo, ma straordinariamente tradizionale». In un contesto in cui cortocircuiti mediatici e rimbalzi di fake news sulla rete sono all’ordine del giorno, Il Post si «erge a difesa della verità, articolando fatti e interpretazioni in modo quanto più fruibile e puntuale». Tutto è molto chiaro, le opinioni sono separate dagli eventi. Una formula “Google-friendly”, appositamente pensata per intercettare le domande di parte di chi vuole capirci qualcosa. Un lavoro di analisi, chiarezza, attenzione. Sembrerebbe una cosa scontata, ma non lo è. «La prassi di verificare le informazioni – dice Sofri – il famoso fact-checking dei giornali anglosassoni, è ormai una cosa fatta dal Post e pochi altri».

«Ma state tranquilli – rassicura – perché quando si tratta di drizzare le antenne davanti a notizie che “non tornano” la squadra del Post è molto ferrata».

 

 

 

Luca Sofri all'Alma Mater Fest. Foto di Luca Finotello