Mobilità
«Il tema è poco sexy e elettoralmente poco remunerativo, eppure è fondamentale per la cittadinanza e per costruire comunità più conviviali e sicure», è il pensiero della consigliera metropolitana alla sicurezza stradale Simona Larghetti. Il governo ha appena approvato il disegno di legge sul nuovo codice della strada, ma il tema sicurezza viaria è al centro anche di un incontro tenuto dalla città metropolitana di Bologna in merito al progetto Pimes (Piano integrato metropolitano sulla sicurezza stradale). Questo, attraverso un'analisi innovativa degli incidenti e dei fattori di rischio sulle strade urbane ed extraurbane del territorio metropolitano avvenuti negli ultimi cinque anni, si propone di produrre un piano di sviluppo urbanistico i cui cardini poggiano sulla vivibilità degli spazi urbani e sulla mobilità sostenibile da un lato, innalzando gli standard di sicurezza dei tracciati di transito dall’altro.
L'idea guida della provincia differisce da quella del governo. Simona Larghetti non tollera la colpevolizzazione della vittima che il Ddl propone. «Abbiamo collaborato insieme ad Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a formulare delle proposte da inserire nel Ddl e siamo favorevoli all'inasprimento delle pene per recidiva in caso di stato d'ebbrezza. Ma siamo fortemente preoccupati per tanti altri aspetti che riteniamo peggiorativi della situazione attuale. Per esempio imporre l'uso di casco e targa a mezzi quali bicicletta e monopattino, oltre a essere un unicum al mondo, rischia di creare ostacoli che alla fine disincentivano l'utilizzo di mezzi sostenibili a livello ambientale. È l’alta velocità a causare incidenti, per questo stiamo implementando il progetto Bologna 30».
Pimes invece, che si inserisce a sua volta nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums), ha per ora prodotto una innovativa mappatura dei percorsi rischiosi lungo le strade della provincia bolognese. Polinomia, società di ingegneria dei trasporti che ha eseguito lo studio sui rischi viari, ha incrociato i dati reattivi, lo storico degli incidenti in parole povere, con un’analisi proattiva, ossia cercando di individuare, sulla base di alcuni dati legati alla struttura stradale e al contesto intorno al quale la strada si dirama, quelle vie che incorrono in rischi di incidente.
Ne sono emersi 14 “punti neri”, così denominati in quanto strade ad alto rischio mortalità, che ora la seconda fase del Pimes tenterà di correggere, con un occhio d’attenzione verso forme di mobilità sostenibile e collettiva. «Le nostre città devono diventare da sistemi auto-centrici a sistemi antropo-centrici», ha proseguito la responsabile del piano Pums per la mobilità sostenibile Catia Chiusaroli; «Dobbiamo passare da un’idea di città corridoio a un’idea di città piazza», ha fatto coro la consigliera metropolitana Larghetti.
Purtroppo i dati relativi agli incidenti e morti su strada mostrano una crescita. «Al di là del crollo del 2020 - spiega l’ad di Polinomia, Alfredo Drufuca – dovuto alle restrizioni per Covid alla mobilità, nel post-pandemia assistiamo a valori in lieve aumento». Se nel 2017 gli incidenti sono stati 471 e nel 2019 hanno raggiunto il valore di 415, nel 2021 si registrano 437 incidenti. Stesso discorso per feriti e morti. I decessi sono stati 24 nel 2017 e 11 nel 2019 per poi toccare i 14 nel 2021.
Approccio preventivo e punitivo, quello che per l’amministrazione regionale starebbe attuando il governo, si confrontano a distanza per capire quale dei due modelli può offrire maggior sicurezza ai cittadini e migliori standard di vita. Una cosa è certa: il dibattito è aperto e ci si aspetta nuovi sviluppi su questo fronte.
Nell'immagine: Simona Larghetti, consigliera metropolitana con delega alla sicurezza stradale. Foto di: Tommaso Corleoni.