Il partito
Nata nel 2019 per essere il grande centro modello di Macron, a Bologna Azione ha preso il 10,8%. Ora il partito di Calenda fa i conti con la scissione con Italia Viva. Chi sono e come si organizzano i “mazziniani” sotto le Due Torri? Nel loro “pantheon” Berlinguer e Churchill, Craxi e Moro. E attaccano Lepore sul piano 30 km e sulla casa
«La rottura con Italia viva è stata un brutto spettacolo, soprattutto perché è successo tutto sui social. Abbiamo preso atto che non ci sono più le condizioni per il partito unico. Personalmente continuerò ad impegnarmi per la crescita del partito, anche sul territorio, attraverso i gruppi parlamentari di Azione e IV» dice il senatore Marco Lombardo. Il naufragio c’è stato, ma resta comunque una sorta di dialogo sui temi comuni. Liberali, socialisti, ex Pd delusi, cattolici: sono diverse le provenienze politiche degli azionisti bolognesi, ma una parola accomuna: pragmatismo. Svanito il grande sogno di un partito con Renzi, ora ripartono dal territorio criticando il Pd e l’amministrazione comunale. Chi sono i protagonisti di questa rinascita? E perché i bolognesi oggi dovrebbero votare Azione?
Andrea Forlani, segretario cittadino, è stato uno dei primi a entrare nel partito dopo una lunga militanza a sinistra. «Il mio politico di riferimento? Enrico Berlinguer - rivela - A 17 anni mi iscrissi al Pci perché non sopportavo le disuguaglianze sociali ma non ho mai apprezzato le imposizioni di partito, ho sempre ragionato con la mia testa e credo in un libero mercato che sia equo». E ricorda con amarezza: «Ero segretario del circolo Galvani nel 2017 e persi il congresso per cento tessere inventate; fu fatto un esposto in procura e uscii dal Partito democratico schifato. Azione mi ha ridato fiducia». Con la maggior parte del Pd è rimasto in buoni rapporti, compreso il sindaco Lepore. «Sono stato un renziano ma poi me ne sono pentito dopo il referendum del 2016. Cercavo casa fra i liberalsocialisti. Scartai Italia Viva perché è un partito strutturato sulla figura del suo leader e Forza Italia perché non sono mai stato di destra. La cosa bella del partito è che c’è molto dialogo e Calenda, a differenza di Renzi e Berlusconi, può essere criticato».
Forlani spiega che le divergenze con Italia viva a Bologna non riguardano solo la leadership del terzo polo, ma un fatto sostanziale: Azione fa un’opposizione costruttiva, mentre Italia Viva, pur non avendo rappresentanti in Comune, si sente parte della maggioranza a guida Pd. «È stato un matrimonio forzato - ammette». Il problema se sostenere o meno Lepore è nato nelle ultime elezioni comunali. Il giovane partito doveva ancora definirsi ed era spaccato in due: un’ala filo Pd e una che voleva presentarsi da sola. Alla fine ha vinto la seconda, alcuni se ne sono andati e Marco Lombardo, appena uscito dai democratici, è stato chiamato a guidare la segreteria provinciale. La battaglia per il potere ha però impedito ad Azione di candidarsi alle comunali. «Un vero peccato non essersi presentati», riconosce con rammarico Forlani.
Il rapporto con la sinistra era già difficile. Lombardo dice che è uscito dai democratici quando ha constatato che «erano tornati i vecchi Ds» e Forlani commenta così l’elezione di Elly Schlein: «Il partito democratico per come era nato non esiste più». Gli attriti riguardano anche l’amministrazione cittadina. Il programma per le prossime elezioni verte su una maggiore semplificazione della viabilità, del commercio e su maggiore sicurezza. «Servono più parcheggi alle porte della città, magari sotterranei - dice Forlani - Io sono un ambientalista ma non amo la demonizzazione dell’automobile. Dobbiamo diminuire la burocrazia per i commercianti e dare maggiori poteri ai quartieri, almeno la possibilità di aggiustare le buche senza passare dal Comune». Il partito considera inutile il piano Zona 30.
Critico su Lepore anche Paolo Zanca, 67anni, socialista, ex sindacalista, vicepresidente dell’assemblea legislativa regionale dal 2005 al 2010. «È inutile dire che Bologna è la città più progressista d’Italia quando gli affitti sono alle stelle e gli studenti non trovano alloggio». Aggiunge poi: «È progressista aspettare un esame sanitario sette mesi?». Zanca è entrato in Azione perché crede sia il partito più simile al Psi: «Noto gli stessi valori di libertà, concretezza e la creazione di ricchezza da distribuire. La cultura riformista, cattolica e laica si ritrova in entrambi i partiti». Dice che il suo leader di riferimento è Craxi. Sul divorzio con Italia viva scherza: «Calenda ha un solo difetto, non sa fingere. Mentre Renzi è un artista in questo».
È possibile leggere il programma completo per Bologna sul blog anatomiapolitica.it e sulle pagine Instagram e Facebook AzioneBo e Bologna Metropolitana in Azione.
«Organizziamo un evento al mese - ci racconta il responsabile comunicativo Luca Sanapo dottore in medicina e scienze politiche - gli ultimi sono stati su cannabis terapeutica e disturbi alimentari. Facciamo anche banchini informativi i finesettimana e teniamo sempre aggiornate le pagine social». Gli eventi sono molto frequentati. Quando Calenda è venuto a parlare ai Teatri di Vita nel 2021, la sala era strapiena ed è rimasto così coinvolto dall’ambiente che ha perso il treno per restare a parlare con gli elettori. Carlo è molto legato a Bologna e alla regione anche perché sua moglie è romagnola. Gli iscritti, circa 400 stanno crescendo, ma sono gli attivisti, soprattutto giovani a fare la differenza. Aurelio Cardella è il responsabile under 30 per Azione Bologna e provincia. Ventinove anni, laureato in consulenza del lavoro, è entrato nel partito nel 2020. Dice: «Volevo migliorare la condizione giovanile e ho trovato un partito progressista ed europeista». Il gruppo conta circa 60 ragazzi e ragazze, molti di loro hanno contattato Azione sui social o grazie ai banchini. La sezione under ha organizzato diverse discussioni come quella sul tema del nucleare e sul voto ai fuorisede. Alla domanda su quale fosse il personaggio storico di riferimento, Cardella risponde orgoglioso: «Mazzini!». Nel partito c’è spazio anche per la cultura. Gloria Bertocchi, ex responsabile delle biblioteche comunali, si occupa del gruppo di lettura denominato letture in Azione. Laureata al Dams, proviene da una famiglia di sinistra. «Mio padre è stato internato in un campo di concentramento, non posso che essere antifascista. Non sono mai stata iscritta ad un partito prima d’ora e a ho scelto Azione dopo aver ascoltato i discorsi di Calenda e aver letto il suo libro Orizzonti Selvaggi» ha rivelato. Il gruppo di lettura si riunisce nella sede di Piazza de’Celestini ogni 40 giorni circa e le letture vertono su temi politici. Adesso la discussione è sul libro d’inchiesta di Andrea Cangini CocaWeb. La figura storica di riferimento per Bertocchi? Churchill.
Nell'immagine: Marco Lombardo, Carlo Calenda, Matteo Richetti. Foto concessa da Azione Bologna
Questo articolo è già stato pubblicato sul numero 6 del Quindici il 28 aprile 2023