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Giuseppe Paruolo

«Io non parlo di “scissione”. Preferisco parlare semmai di disagio e di fuoriuscite». Queste le parole di Giuseppe Paruolo, 60 anni, consigliere regionale del Pd da una decina d’anni e sostenitore di Bonaccini alle scorse Primarie. Nel testo i dubbi, le preoccupazioni e le speranze di «un nativo del Pd» sul problema di un partito disunito. 

 

Consigliere Paruolo, cosa pensa del recente annuncio di uscita dal Pd di Enrico Borghi e Caterina Chinnici? Vede sempre più vicino il rischio di una scissione?

 

«In realtà in questo caso non parlerei propriamente di “scissione”. La scissione avviene quando un gruppo consistente di persone esce da un partito, mentre quelle di Caterina Chinnici e Enrico Borghi sono fuoriuscite che devono essere viste nel partito come un segnale da considerare seriamente per avviare finalmente un confronto e dare risposte nette. C’è bisogno di chiarezza sui temi e c’è bisogno di mantenere quel pluralismo che ha caratterizzato il Pd sin dalla sua fondazione. E, come molti altri, mi chiedo se il Pd uscito dalle ultime Primarie sia rimasto un partito plurale. Per essere chiari: il problema di fondo, è capire che cosa è il Pd adesso».

 

Ma lei ha intenzione di restare nel Pd oppure sta pensando di andarsene?

 

«Io mi sto ponendo una domanda che si pongono tanti e cioè: “Il Pd è ancora casa mia?”. Io non ho affatto desiderio di andarmene, sono nel Partito Democratico dall’inizio e mi sento un nativo del Pd perché da sempre questo è stato il mio orizzonte politico. Ma proprio per questo io mi pongo questa domanda augurandomi di trovare motivi validi per restare. Lasciare questo partito per me non sarebbe una scelta facile».

 

Lei ha sostenuto la corsa di Bonaccini alle scorse Primarie. Che cosa in particolare vede come un’assenza di pluralismo nel Pd? Il fatto che la neosegretaria Schlein voglia mettere in agenda delle tematiche più radicali o forse la mancanza di un dialogo costruttivo tra tutte le correnti del partito?

 

«Mi preoccupano tutti e due questi problemi: da un lato le tematiche; dall’altro il modo di comunicare. Le faccio un esempio concreto: in questo periodo si sta parlando della “maternità surrogata”. Ecco, da politico di sinistra che non ha mai nascosto né ostentato il suo essere cattolico, le dico che un’espressione di chiara contrarietà alla maternità surrogata da parte del Pd sarebbe un segnale di rassicurazione per molti, cattolici e laici. Se si vuole assumere posizioni più radicali rispetto al passato, io non mi tiro indietro, anzi sono aperto al cambiamento se si parla di battaglie di sinistra, cioè battaglie finalizzate a combattere le diseguaglianze e la disoccupazione. L’importante, lo ripeto, è che ci siano risposte chiare e nette e rassicuranti non solo per una parte. E io deciderò di conseguenza». 

 

Nell'immagine, Giuseppe Paruolo - Foto fornita dal consigliere regionale Giuseppe Paruolo