25 aprile
Il 25 aprile e la memoria della Resistenza, concetti attuali e parte della nostra storia nazionale, nonostante continui il dibattito sul tema dell’antifascismo, che ha caratterizzato la cronaca politica negli ultimi giorni. La redazione di InCronaca ha intervistato Mirco Dondi, storico e professore di storia contemporanea all’Università di Bologna, che nei suoi studi si è occupato prevalentemente della Seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra.
Perché la resistenza è un concetto che ancora viene associato solo alla sinistra?
«L’antifascismo non è un valore condiviso nella realtà da tutte le forze politiche. Fratelli d’Italia non nasce da un’idea di antifascismo, ma nasce piuttosto anche in risposta al percorso dialogante che aveva avviato Gianfranco Fini con Alleanza Nazionale e dentro questo percorso non ha un richiamo esplicito all’antifascismo. In realtà la memoria consiste in uno sforzo continuo e comune, perché si è trattato di una guerra civile, nonostante la distinzione morale tra sinistra e destra sia netta».
E quindi la giornata del 25 aprile è una festa di tutti o solo di alcuni?
«Il 25 Aprile è una giornata partigiana dell’antifascismo, che ha varie declinazioni e dentro coesistono liberali, monarchici, cattolici, moderati e conservatori. C’è tanto dentro l’antifascismo, anche se la componente che viene più marcata è quella di sinistra».
E questo perché?
«Per una ragione storica, perché il partito comunista aveva organizzato la metà delle formazioni partigiane. Le formazioni di Garibaldi costituiscono il 50% dell’universo partigiano e, benché furono organizzate dai comunisti, dentro queste formazioni non erano tutti comunisti. All’interno del mondo partigiano vi erano diverse componenti, il 20% delle formazioni partigiane furono organizzate da Giustizia e Libertà e il restante 30% se lo divisero socialisti, moderati e anche conservatori. Ma la resistenza non nacque dai partiti».
In che senso?
«Il movimento di resistenza nasce dal basso per germinazione spontanea e poi i partiti lo fanno durare, ma è sul valore della sua nascita che noi abbiamo uno degli elementi più alti della nostra storia nazionale. Con l’esperienza resistenziale c’è un’assunzione in prima persona di una responsabilità da parte del popolo, senza l’obbligo da parte di nessuno fazione politica e questa è l’essenza del valore morale della resistenza».
Oggi il termine “resistenza” viene applicato anche a scenari attuali, come per esempio la guerra in Ucraina. È giusto utilizzarlo in questi contesti?
«In questo consiste il gioco della memoria, che è un elastico tra il presente e il passato. Secondo me non è sbagliato e il termine può essere appropriato anche se le situazioni storiche sono diverse. Il 25 aprile è da sempre una giornata nella quale si riflette anche sulla situazione politica attuale, a livello nazionale e internazionale. Significa che c’è un continuo sguardo nei confronti di chi subisce un’oppressione».
Nell'immagine Mirco Dondi. Foto concessa da Mirco Dondi.