Centro Destra

Se la vittoria alle Elezioni politiche nazionali è loro, in Emilia-Romagna il potere rimane nelle mani del centrosinistra. I “Fratelli di Giorgia” bolognesi, poco più di tremila, sono però decisi a raggiungere la maggioranza in Comune, grazie anche ai banchetti sul territorio. Ma prima di concentrarci sull’analisi della struttura e dell’organizzazione di FdI a Bologna, riavvolgiamo il nastro e partiamo dai numeri. Settembre 2022, Elezioni politiche nazionali: Giorgia Meloni vince ottenendo oltre il 26% dei voti, consegnando il Parlamento a una maggioranza di centrodestra. Anche in Emilia-Romagna si assiste a un exploit dei “meloniani”, che raggiungono un risultato molto simile a quello ottenuto a livello nazionale, pari al 25%. Così come a Bologna, dove a trainare l’alleanza è proprio Fratelli d’Italia, che arriva ad accaparrarsi il 19% dei voti. 

 

Una scalata molto rapida: nel 2020, alle Elezioni regionali, FdI arriva appena al 9% e conquista così tre seggi in Assemblea legislativa, assegnati rispettivamente a Luca Cuoghi, a Giancarlo Tagliaferri e alla capogruppo Marta Evangelisti. Passa un anno, è tempo di elezioni comunali a Bologna e questa volta il partito di Giorgia Meloni ottiene il 12,6% dei voti e arrivano dunque a cinque (sugli 11 dell’opposizione) i consiglieri FdI in Consiglio comunale. Al momento sono Fabio Brinati, Felice Caracciolo, Francesco Sassone, Manuela Zuntini e il presidente del gruppo consiliare Stefano Cavedagna, citato recentemente dalle cronache locali a causa di un episodio che lo vide vittima di un’aggressione da parte di giovani appartenenti a centri sociali bolognesi nel maggio 2022. Molto forte è anche la presenza sul territorio di Marco Lisei e Galeazzo Bignami, entrambi bolognesi: il primo è stato eletto senatore, il secondo è viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. 

 

Nel 2022 erano 3.200 gli iscritti al partito sparsi nella città metropolitana di Bologna. È già partita la campagna di tesseramento 2023 e la convinzione all’interno degli uffici del gruppo consiliare in Comune è che si assisterà a un considerevole aumento degli iscritti.  

Ma chi sono i tesserati FdI nella «città più progressista d’Italia», come la definisce il sindaco Matteo Lepore? «Il partito ha una componente assolutamente trasversale», racconta Daniele Carella, consigliere FdI del quartiere Santo Stefano, da quasi vent’anni in Consiglio comunale, prima eletto con Alleanza Nazionale e poi con Forza Italia. Giovani, anziani, studenti, lavoratori, pensionati: non è possibile tracciare un identikit del sostenitore tipo del partito di Giorgia Meloni. Secondo Carella, peraltro, il fenomeno dell’eterogeneità dei militanti non caratterizza solo FdI, ma ogni gruppo politico «perché la società si sta evolvendo e oggi nessun partito è più padrone di una specifica nicchia sociale». 

A differenza, però, di altre realtà, come il Partito Democratico, la cui vita politica è organizzata in circoli, Fratelli d’Italia non ha una sede a Bologna. Non è casuale, secondo i militanti: «Il nostro partito ha scelto di stare sulla strada con i banchetti», spiega Stefano Cavedagna, capogruppo FdI in città. I banchetti non sono semplicemente un punto di contatto con il pubblico, ma rappresentano anche «una tappa fondamentale del percorso di formazione per chi fa politica», precisa Carella. Ogni martedì e ogni giovedì in via Ugo Bassi, davanti al Mercato delle Erbe, esponenti e simpatizzanti del partito si riuniscono in un banchetto. Lì distribuiscono volantini, organizzano raccolte firme e rispondono alle domande di chi si ferma. Un’attività di diffusione delle idee del partito unita alla «volontà di raccogliere e dare voce alle opinioni dei cittadini, rimaste inascoltate dalla Giunta comunale». Come per esempio lo scorso giugno, nel quartiere Savena, dove FdI attivò una raccolta firma per sostenere quei cittadini che si erano dichiarati contrari alla demolizione e alla successiva ricostruzione di un asilo nido in una località poco distante. 

 

Oltre al banchetto in via Ugo Bassi, sono 17 i «punti di ascolto» attivi sabato mattina distribuiti in tutta la città, tre per quartiere, ad eccezione del quartiere Savena, che ne conta due. «L’idea dei punti di ascolto esprime un concetto ben preciso di politica, fatta di contatti, di confronti e di contributi», spiega Carella. «La nostra intenzione è quella di andare direttamente tra le persone - rincara la dose Cavedagna - non vogliamo rinchiuderci nei palazzi, al contrario del Partito Democratico». Ai banchetti si sono verificati anche degli «episodi di aggressione» denunciati dai militanti FdI, l’ultimo dei quali risale al 17 settembre 2022, quando alcune ragazze e ragazzi in sella alle loro biciclette circondarono il banchetto di via Ugo Bassi e rivolsero insulti e minacce all’indirizzo degli attivisti di destra. 

 

Non solo banchetti e raccolte firme animano la vita politica dei “meloniani” bolognesi, ma anche incontri ed eventi culturali, l’ultimo dei quali si è tenuto sabato 18 febbraio al Savoia Hotel Regency e ha visto come ospite il giornalista Marcello Veneziani.  

Fratelli d’Italia è il partito al potere a livello nazionale e anche a Bologna sta riscuotendo molti consensi; tuttavia rimane all’opposizione dai tempi della vittoria di Giorgio Guazzaloca, nel 1999, unico a sconfiggere il centrosinistra sotto le Torri. Una realtà che suscita umori e sentimenti contrastanti: il consigliere di quartiere Carella spiega di vivere la situazione «in assoluta serenità perché così funziona la politica, è possibile che chi governa la Nazione ottenga risultati diversi su un piano locale». Diversa è invece l’opinione di Sandro Callegaro, consigliere del quartiere Savena, che descrive come «molto mortificante» l’esperienza di partito all’opposizione. Lamenta «un atteggiamento di sopportazione, di fastidio da parte della maggioranza nei confronti della minoranza» e parla della necessità di una «maggiore volontà di collaborazione da parte del centrosinistra».  

 

Persiste la volontà di «cambiare il colore politico di Bologna - queste le parole del capogruppo Cavedagna - soprattutto di fronte alle scelte bislacche portate avanti dalla Giunta in questo momento». Le «scelte bislacche» in questione sono il progetto “Bologna città 30”, definito «semplicemente una follia che causerà enormi problemi di inquinamento», il piano di realizzazione della prima linea tranviaria e la decisione della Giunta di abbassare le luci nelle strade e nei parchi pubblici. 

E quali sono allora le proposte che i “meloniani” porterebbero avanti se raggiungessero la maggioranza? «Sicurezza e viabilità sono i temi chiave - sintetizza Cavedagna - migliorare l’illuminazione pubblica e installare dei sistemi di videosorveglianza nei quartieri sono le nostre priorità». Sulla questione mobilità, il capogruppo FdI sottolinea che Bologna soffre di un «grande problema di traffico» e che tempi di percorrenza lunghissimi e ingorghi sono all’ordine del giorno. «La soluzione scelta dal centrosinistra è stata la costruzione della nuova rete del tram, che non farà altro che creare altri disagi alla circolazione», conclude. 

 

Che cosa può spingere i militanti FdI a decidere di investire il loro tempo e le loro energie a favore del partito? «Ho sempre saputo di essere di destra - inizia così il suo racconto Cavedagna - ma la scelta di prendere parte attivamente alla politica risale a un episodio specifico». Racconta infatti che quando frequentava le superiori la preside dell’epoca censurò un suo articolo pubblicato sul giornalino scolastico, nel quale il futuro capogruppo FdI si meravigliava del fatto che «oggi esistano ancora dei partiti che richiamano esplicitamente al comunismo, quando questa dottrina politica è bandita da alcuni Paesi del mondo». Ma perché scegliere proprio Fratelli d’Italia? «Perché è il partito che porta con sé il bagaglio culturale e valoriale che mi appartiene», spiega Cavedagna. Anche Marco Lisei, senatore FdI nato e cresciuto a Bologna, muove i primi passi in politica negli anni dell’adolescenza, entrando a far parte prima di Alleanza Nazionale e poi di Fratelli d’Italia, «il partito che rispecchia maggiormente le mie idee», dice. Della stessa idea è il consigliere di quartiere Callegaro: «Il partito incarna i valori che mi hanno trasmesso i miei genitori e in cui io ancora credo, cioè Dio, patria e famiglia». 

 

Nei sondaggi la possibilità di una “svolta a destra” per Bologna sembra ancora lontana, tuttavia i simpatizzanti FdI sono convinti di poter estendere la propria platea di tesserati e di arrivare alla maggioranza in Comune. Sarà solo il tempo a darci delle risposte. 

 

 

Foto: Stefano Cavedagna