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Allieva politica di Giuseppe Dossetti e cattocomunista dichiarata, Amelia Frascaroli, 68 anni e pedagogista di professione, annuncia il suo rientro nel Partito Democratico. L’obiettivo è contribuire alla ricostruzione di una comunità forte in appoggio alla nuova segretaria Pd. Nell’intervista che ha rilasciato, l’ex assessore alle politiche sociali della prima Giunta Merola ha espresso il proprio parere, da cattolica di sinistra, sul futuro scenario politico che il partito guidato da Elly Schlein dovrà costruire.
Lei ha fatto politica a livello locale per diversi anni. Attualmente ricopre qualche incarico politico?
«No, adesso sono in pensione e non ricopro più nessuna carica».
Quali incarichi politici ha avuto in passato?
«Sono stata assessore alle politiche sociali della Giunta Merola dal 2011 al 2016 e dal 2016 al 2021 sono stata consigliere comunale».
Lei è attualmente nel Pd?
«No. Sono stata iscritta al Pd solo un anno, dal 2007 al 2008, e ci sono entrata dietro la spinta di Luigi Pedrazzi (il politologo tra i fondatori del Mulino, ndr), con la speranza di dare vita a un partito in grado continuare quella che era stata l’esperienza dell’Ulivo. Nel 2008 non ho rinnovato la tessera e negli anni successivi ho fatto politica fuori dal partito».
Ha partecipato alle Primarie di quest’anno? E chi ha sostenuto?
«Certo. Ho partecipato alle Primarie e ho votato Elly Schlein».
Perché Schlein e non Bonaccini?
«Perché Elly Schlein rappresentava l’unico tentativo possibile di cambiamento culturale e di approccio alla realtà che il Pd potesse fare. In particolare, votare Elly Schlein significava cogliere la sola occasione di riportare il Pd a sinistra».
Il voto nei gazebo ha ribaltato l’esito nel voto dei circoli. Lei se l’aspettava questo risultato?
«In realtà no, non me l’aspettavo affatto, ma sono comunque andata a votare perché speravo che Schlein almeno ottenesse una buona percentuale di voti».
Cosa può imparare il Pd da quest’esperienza?
«Il diverso esito tra il voto nei circoli e quello nei gazebo è un segnale chiaro. Chi è nel Pd, volente o nolente, deve capire che è fondamentale recuperare quello che doveva essere il Pd delle origini, cioè un partito di sinistra larga».
E secondo lei cosa potrebbe succedere all’interno del partito, visto che comunque il “partito-apparato” ha preso molti voti? Si aspetta qualche scissione?
«Una scissione è da sempre uno dei rischi più frequenti per la sinistra. Quello che però mi preoccupa maggiormente è che la nuova segretaria Pd venga accerchiata e isolata dal partito apparato ed è per questo motivo che ho deciso che mi riscriverò al Pd».
Quindi la sua scelta di riscriversi al Pd dopo quindici anni è soprattutto per contribuire alla costruzione di una base solida in grado di rafforzare la posizione di Schlein, giusto?
«Esatto. Io credo che Elly Schlein stia correndo molti rischi soprattutto perché il partito-apparato e i giochi di potere sono ben radicati e, se resta sola, potrebbero mangiarsela viva! E ciò non deve affatto avvenire. È un errore gravissimo caricare tutto sulle spalle del segretario».
Mi sembra di capire da queste sue affermazioni che lei voglia che il Pd non sia un “partito personale” e torni a essere partito-comunità.
«È proprio così. È importante che Schlein sia sostenuta da una comunità forte all’interno e all’esterno del Pd ed è altresì essenziale che il nuovo Pd sia un partito in grado di coinvolgere masse di persone che, al di là dei tesserati, si riconoscano soprattutto nelle battaglie di un partito forte e con una chiara e definita identità politica. Sarà molto importante ricostruire il legame con la società civile».
Deduco che lei ovviamente non sia d’accordo né con chi dice che con questo risultato gli iscritti sono passati in secondo piano né con chi sta meditando su un nuovo modo di strutturare le primarie.
«La situazione deve essere osservata al contrario. Le Primarie strutturate così sono state in realtà una grande occasione per dare voce a un’area silenziosa e molto estesa di persone esterne al partito che però, con il loro voto, possono cambiare le cose. Le Primarie non vanno cambiate, bensì valorizzate».
Nell'immagine Amelia Frascaroli - Foto fornita da Amelia Frascaroli