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«Se c’è una cosa sicura è che il partito resterà unito». Così ha esordito nell’intervista a InCronaca Marco Valbruzzi, docente e coordinatore dell’Istituto Cattaneo. Secondo il politologo nonostante Elly Schlein e Stefano Bonaccini rappresentino due anime diverse del Pd, «non c’è nessun pericolo che il Pd possa sciogliersi, perché queste sono le prime elezioni che si svolgono in un momento in cui il Pd è sfidato sia da destra (Terzo Polo), sia da sinistra (Movimento 5 stelle). Non è più il Pd al centro del sistema privo di rivali; adesso ci sono più minacce e, anzi, ci sono tutte le condizioni perché resista e si chiuda a riccio al proprio interno. Non c’è alcun rischio che si crei una nuova scissione, anzi, è probabile che le diverse anime uscite, come Articolo 1, rientrino, come stanno facendo».
Dopo il faccia a faccia in tv, è circolata l’idea di una possibile collaborazione tra Schlein e Bonaccini dopo le Primarie. Lei cosa ne pensa?
«Sicuramente sarà una chiamata all’unità, ma questo non vuole dire che ci sarà una convergenza in termini di leadership a due o condiviso. Semplicemente le diverse anime e correnti troveranno un modo per collaborare dentro la segreteria ma non attraverso ticket. Anzi credo che Schlein abbia già rigettato l’idea di fare da ticket e quindi da spalla in second’ordine rispetto a Bonaccini».
Un giudizio sulla campagna elettorale dei due sfidanti?
«Complessivamente sono state primarie molto poco eccitanti. Ma questa è una buona notizia per il Partito Democratico, mentre è cattiva per il sistema mediatico: ci si aspettava la solita sfida di primarie combattute con un outsider pronto a creare tensione, polemiche e spaccature. Invece il Pd sente che sta vivendo una fase diversa rispetto al passato, quindi questa dinamica non si sta presentando. Tra i candidati ci sono differenze soprattutto sulla radicalità di alcuni temi. Entrambi i candidati hanno cercato di non far vedere i loro punti deboli e colmare le loro lacune. Schlein sapendo di essere una candidata di movimento affezionata a determinate tematiche, come per esempio i diritti civili, ha cercato di tutelarsi e proteggersi allargando la sua proposta programmatica. Per questo ha scelto di includere tematiche tipiche delle battaglie per il lavoro e i diritti sociali. La stessa cosa ha fatto Bonaccini a parti inverse. Lui aveva il profilo del candidato dell’amministratore regionale, quindi ha cercato di allargarsi accogliendo i temi dell’ambiente e dei diritti civili».
Quindi lei ritiene che di fatto le proposte siano più o meno simili?
«Assolutamente, si. Cambia il modo e lo stile con cui le hanno presentate, ma leggendo le mozioni congressuali ci si accorge che almeno l’80% delle proposte tra le due sono sovrapponibili. C’è un’enfasi maggiore su alcuni temi, per esempio per quanto riguarda le tematiche sessuali e l’identità di genere, ma si tratta solo di maggiore o minore enfasi».
De Micheli ha detto di voler lasciare libertà di voto, ma al tempo stesso si è espressa a favore di Bonaccini, mentre Cuperlo non ha espresso alcuna preferenza. Cosa ne pensa?
«È una mossa in linea con l’elettorato dell’una e dell’altro candidato. De Micheli ha appoggiato la candidatura di Bonaccini perché c’era maggiore vicinanza tra le due proposte programmatiche e anche tra le storie dei due aspiranti leader. E anche la posizione di Gianni Cuperlo è coerente con il suo elettorato, che è molto spaccato: stando ai sondaggi almeno un terzo è vicino alle posizioni di Bonaccini e circa due terzi a quelle di Schlein. Per questo lui ha deciso di lasciare carta bianca ai suoi simpatizzanti».
Un pronostico di come andrà il 26?
«Ne facciamo due. Per prima cosa quasi sicuramente la partecipazione verrà confermata e almeno si supererà l’asticella simbolica e psicologica del milione di partecipanti, che è un buon risultato per un partito che sta cercando di rimettersi in sintonia con i suoi elettori e simpatizzanti. Credo invece che sarà una battaglia molto più stretta rispetto a quella tra gli iscritti: un distacco meno ampio ma alla fine comunque favorevole per Bonaccini, che gode di un vantaggio strutturale nelle regioni del Sud».
In foto Marco Valbruzzi (immagine concessa dall'intervistato)