incidenti

Nell'immagine un gruppo di ciclisti

Aumentano i morti negli incidenti e tra i ciclisti crescono gli accessi ai pronto soccorso, oltre 2.100 nel 2022 solo a Bologna. E mentre si prepara una città a 30 all’ora, nel mirino finiscono le corsie ciclabili: pericolose e poco controllate. L’associazione: «Proteggere i più deboli»

 

Sono triplicate le vittime di incidenti stradali nel Comune di Bologna nel 2022: venti contro otto nel 2021. Questa tendenza fortunatamente non è propria di tutta la Città metropolitana, che vede in generale un calo di morti, passando da 58 nel 2021 a 51 nel 2022. I numeri sono dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale della Regione Emilia-Romagna.

Il presidente, Mauro Sorbi, è preoccupato in particolare per la situazione dei ciclisti: «Nel 2022 sono state quattro le vittime nella Città metropolitana, ma spaventa il dato provvisorio, in difetto, che riguarda i feriti. I ciclisti che hanno fatto accesso ai pronto soccorso sono stati 2.158 solo a Bologna, un centinaio in più rispetto al 2021 (2.038)»: in media, quasi sei al giorno. Sorbi precisa che «questi numeri sono da attribuire ad una convivenza tra gli utenti della strada che non sempre funziona». Un aspetto critico è quello delle corsie ciclabili, introdotte dal ministero per dare dignità a ciclisti e monopattinisti, sezioni della carreggiata dedicate a questi utenti attraverso una linea tratteggiata. Anche a Bologna, «sono spesso luogo di infrazioni – aggiunge Sorbi – sempre più frequente è la sosta abusiva delle automobili sulle corsie, obbligando così il ciclista a transitare sulla strada». La soluzione al problema sarebbe «un’intensificazione dei controlli e delle sanzioni da parte delle forze dell’ordine».

 

Per approfondire siamo stati su alcune delle strade più trafficate della città per verificare la situazione e capire le principali problematiche dal punto di vista dei ciclisti. Nello specifico in via Murri e via Saragozza, due radiali in cui, nei momenti di punta, possono passare anche un centinaio di biciclette all’ora e dove, recentemente, sono state introdotte le corsie dedicate a chi pedala. Aldilà del traffico, queste vie presentano diverse criticità che possono facilmente causare incidenti, anche gravi. Per esempio, in via Murri le ciclabili sono strette (e per un buon tratto solo da un lato) e si trovano tra la corsia delle auto e i parcheggi. Come ci ha confermato più di un cittadino, questo spazio è spesso invaso sia dai veicoli in movimento, sia dalle auto mal parcheggiate. In via Saragozza si trovano macchine in doppia fila che occupano completamente la corsia, obbligando i ciclisti a spostarsi sulla strada in mezzo ad altri veicoli. Parlando con i cittadini emerge un po’ di frustrazione perché, pur essendo presente una rete ciclabile abbastanza sviluppata, Bologna «non è una città a misura di ciclista», lamenta una lavoratrice che percorre tutti i giorni la ciclabile di via Saragozza. I problemi non mancano anche nelle ciclabili vere e proprie, tra percorsi difficili da percorrere (via Laura Bassi) o piste degradate (via Massarenti). E anche la “tangenziale delle biciclette”, al centro dei viali, ha diversi tratti di asfalto sconnesso ed è frequentata anche da pedoni che vi camminano in mezzo e devono essere schivati da chi è in sella alle bici e continui sono gli incroci.

 

I ciclisti bolognesi per tutti questi motivi continuano a far sentire la propria voce. Ne sono una testimonianza iniziative come il flash mob di via Saragozza, il tardo pomeriggio del 20 gennaio, promosso da “Salvaiciclisti Bologna”. Oltre 150 persone si sono riunite per “difendere” la corsia ciclabile e sensibilizzare tutti gli utenti della strada, come sottolineato da Andrea Colombo, membro dell’associazione ed ex assessore alla Mobilità tra il 2011 e il 2016: «Le corsie ciclabili sono un nuovo tipo di infrastruttura che si basa sull’idea di condivisione della strada come spazio pubblico e democratico, ma per poter funzionare richiedono che tutti gli utenti si rispettino a vicenda e che ci sia un occhio di riguardo verso i più deboli», dice. Per rendere visibili a tutti le loro richieste, i partecipanti al flash mob hanno realizzato una catena umana e di biciclette, in fila indiana lungo la striscia che delimita la ciclabile. Il tutto si è svolto in tranquillità, con i manifestanti che hanno evitato di causare intoppi alla circolazione degli altri veicoli.

 

Anche Simona Larghetti, fondatrice dell’associazione e ora consigliere comunale, individua come corsie ciclabili con problematiche «tutte quelle situate nelle arterie principali, dove ci sono gli esercizi commerciali, luoghi in cui è più frequente la sosta abusiva». Larghetti specifica anche che «la nascita delle corsie ciclabili ha evidenziato il problema della sosta abusiva, che esisteva anche prima a Bologna. Le automobili non tolgono più solo spazio ai pedoni, ma ad una categoria di utenti definita, alla quale è stato assegnato uno spazio della strada. È un paradosso».

Parole che si inseriscono nel dibattito in corso sull’introduzione di Bologna30, il nuovo piano per il miglioramento della sicurezza stradale approvato dal Comune. La misura consiste nell’abbassare a 30km/h il limite di velocità nella maggior parte delle strade dell’area urbana, fatta eccezione per le vie di percorrenza a tre corsie. Bologna punta ad ottenere gli ottimi risultati visti in diverse città europee come Edimburgo e Bruxelles dove, oltre a un calo degli incidenti, si è visto anche un decongestionamento del traffico cittadino. Valentina Orioli, assessore alla Mobilità, chiarisce che «l’intento non è stato tanto quello di illustrare strada per strada cosa succede, ma spiegare la filosofia della città 30. Per ogni tipo di strada esiste anche un tipo di misura fisica adeguata. Individuare le misure più pertinenti sarà un lavoro complesso e i dati serviranno a capire se effettivamente la misura individuata è efficace o se serve intervenire ulteriormente». In attesa di capire nei dettagli quali sono le strade interessate, il progetto sembra comunque ottenere un riscontro mediamente positivo da parte dei bolognesi. «Potrebbe essere utile per diminuire il numero e la gravità degli incidenti, ma l’elemento fondamentale rimane l’attenzione, anche da parte dei ciclisti», è l’opinione di una cittadina che ogni giorno utilizza la bici per spostarsi in città. Non mancano le voci fuori dal coro, come quella di un giovane negoziante di via Murri, che parla dell’«ennesima mossa del Comune per spillare soldi ai cittadini tramite le multe». Dubbi a riguardo anche all’interno del Consiglio comunale. Matteo di Benedetto, consigliere della Lega, richiede «maggior presa in considerazione delle opinioni dei cittadini attraverso le assemblee di quartiere. I tecnici non vivono la città al pari dei bolognesi, per i quali la misura può risultare non produttiva». Sempre il presidente dell’Osservatorio, Mauro Sorbi, riconosce «un primo passo verso un miglioramento della mobilità, ma è necessario affiancare un progetto di educazione stradale non limitato solo alle scuole, ma anche per lavoratori e associazioni di categoria».

 

 

Foto: Matteo Pignagnoli. Riproduzione riservata