Conflitti
Il cardinale Matteo Zuppi, alla destra della giornalista Myrta Merlino, sul palco dell'Anci (foto Alessandro Fratini)
«Speriamo che le scintille di pace rafforzino e facciano crescere la tregua a Gaza, e che diventi un vero territorio di pace come era previsto. Intanto, comunque, fermiamo la violenza». Con queste parole a margine del suo intervento all'assemblea dell'Anci, Matteo Zuppi ha auspicato che i sindaci siano costruttori di cittadinanza, popoli, ma anche di pace, soprattutto nei luoghi dilaniati dalla guerra come Ucraina e Palestina.
Il cardinale e arcivescovo di Bologna, nonché rappresentante della Chiesa per la missione a favore delle vittime di guerra in Ucraina, nel suo intervento nella sala plenaria dell'assemblea dei Comuni, aveva esordito con queste parole: «In questi periodi difficili, dobbiamo ricordarci che la solidarietà reciproca è il miglior vaccino contro la guerra. Chi ignora i pericoli dei conflitti fa male a sé stesso, a tutti quanti, e permette ai più forti di avere la meglio, a scapito di tutti gli altri; quella non è una pace accettabile, perché deriva dal dominio della forza».
Tuttavia, Zuppi ha anche sostenuto che per evitare questo scenario il sostegno agli organi sovrannazionali, come l’Unione europea, è fondamentale. «La pace deriva dal più forte solo se non ci sono alternative: nel nostro continente la difesa è sicuramente necessaria, ma dobbiamo tenerla ben distinta dal riarmo, perché c’è molta differenza tra i due».
«Riarmarsi è sempre pericoloso», ha sottolineato l’arcivescovo. «L'Europa non deve seguire la logica della forza, piuttosto deve dotarsi degli strumenti per imboccare la via del dialogo e del diritto, l’unica vera maniera che si appella all'umanità dei popoli. In Ucraina anche il più piccolo aiuto aiuta a ricordare che i popoli colpiti sono protetti dal resto del mondo, e indeboliscono spettro dell'indifferenza».
In questo sforzo contro la violenza e la prepotenza, secondo Zuppi, i Comuni ricoprono un ruolo decisivo: «La rabbia e la rassegnazione, che porta a chiuderci, possono essere estirpate sul nascere grazie ai Comuni, che riescono a costruire il senso di comunità e promuovere la non violenza. In questa maniera, le persone vengono educate a prevenire e risolvere i tanti conflitti, generati da solitudine e individualismo». Infine, il cardinale ha osservato che «oggi questo senso di comunità si è attenuato. Per questo i Comuni e le chiese sono i luoghi principali per costruire connessioni, per partire dal particolare e ambire all’universale. Sfruttiamo l’amore per il nostro territorio e per le nostre radici, condividiamolo, altrimenti rischia di indebolirsi e di perdere il suo valore per la pace».