L'Intervista

L'ex capitano delle V nere (foto da Coni.it)
«Vent’anni in Virtus e la porto nel cuore, sono contento sia tornata a vincere lo scudetto». Roberto Brunamonti, leggenda ed ex capitano delle V nere, racconta le sue prime impressioni sul trionfo della squadra di Ivanović, fresca di vittoria del 17° campionato italiano. Nonostante l'imminente sfida contro la Serbia della nazionale femminile di basket, squadra di cui è team director, si è concesso a una breve intervista a InCronac@.
Bologna, sponda Virtus, è tutta in festa. Questo successo è anche per Achille Polonara?
«Certamente, spero che questa gioia gli abbia regalato un momento di felicità e distrazione da ciò che sta attraversando. Il presidente della federazione basket femminile è andato a trovarlo e il pensiero di tutta la squadra e di tutti i tifosi, me compreso, è vicino a lui».
Come vive questa vittoria uno come lei, che in maglia bianconera si è guadagnato numerosi trofei, tra cui ben 4 campionati, 3 coppe italia e 1 supercoppa italiana?
«Mi ha fatto ovviamente piacere, ho vissuto 20 anni alla Virtus e sento di avere un legame speciale con Bologna, oltre che con i colori bianconeri. Per un virtussino è stata una notte di festa, una gioia meritata dopo una stagione travagliata, anche a causa del cambio dell’allenatore e dei diversi infortuni».
Duško Ivanović ha giocato un ruolo importante nel raggiungimento di questo obiettivo. In quale dettaglio pensa sia stato decisivo?
«É stato bravo a prendere in mano la squadra in un momento difficile. Determinante la scelta di puntare su Brandon Taylor, arrivato a maggio dalla Spagna. Si è rivelato un giocatore cruciale, che non si è limitato a dare solo una mano, ma è stato proprio uno dei protagonisti dei play-off. Ivanović non è una sorpresa ma un vincente nato. Parla la sua carriera e gli scudetti che aveva già collezionato in Europa».
Un gruppo speciale quello di questa Virtus, alcuni elementi li ha vissuti di persona con la nazionale maschile, in veste di dirigente.
«Sì, infatti, mi fa enormemente piacere per Paiola, Akele, Momo (Diouf) e Hackett; tutti ragazzi che ho anche conosciuto fuori dal campo e ai quali sono legato».
Quale può essere la chiave per la Virtus che le permetterebbe di ripetersi l’anno prossimo? Squadra che vince non si cambia, o forse sì…
«Presto per parlarne, ma credo che la società si metterà subito al lavoro una volta finita la festa. Difficile comunque immaginare di vedere lo stesso organico, ho letto di giocatori che hanno fatto scelte diverse e che potrebbero partire».
Potrebbe esserci un cambio generazionale. Ha sentito i rumours su Procida come potenziale colpo per la Virtus?
«Conosco Gabriele, è un giocatore in grande crescita sia tecnica che fisica. E' giovane, è italiano e nel suo ruolo è un astro nascente con grandi prospettive. Per le sue caratteristiche avrà di sicuro un mercato importante ma, se ci sono i presupposti, chi sono io per dire di no al suo arrivo?».
Dulcis in fundo, una curiosità: questa Virtus è più forte di quella che lei guidava da leader?
«Difficile fare paragoni, sono passate quasi due, forse tre, ere da quando calcavo il parquet. Nel frattempo la pallacanestro si è evoluta diventando più veloce, atletica e tecnica. Noi eravamo forti in quel periodo, per le regole e il tipo di gioco che esistevano allora, come lo sono questi ragazzi per il basket di oggi».