Europa
Romano Prodi (foto Ansa)
In un’intervista al "New York Times", l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi ha chiesto all’Ue di essere «più assertiva», di «avere una voce» ma senza rompere i legami con gli Usa di Donald Trump. «L’amministrazione Trump – per il Professore – viola la sovranità delle altre nazioni entrando nelle loro politiche interne in maniera inappropriata». Un'intrusione che conviene alle destre europee. Prodi punta il dito contro un’Unione europea debole, che ha sempre meno potere decisionale nel mondo. Un immobilismo che, anche se parzialmente, viene meno solo quando si parla del sostegno all’Ucraina. Anche in questo caso, però, senza una vera unità tra le nazioni europee, secondo Prodi «succubi dei veti di Orbàn», il leader dell'Ungheria..
Per Trump, dice Prodi, l’Europa è un «impiccio». Il Professore, dal palco dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) dove è stato premiato insieme a Mario Monti, ha criticato il rapporto tra Ue e Usa: «Trump odia l’Europa perché è un impedimento a un disegno politico nuovo per gli Stati Uniti».
E sull’Italia, l’ex presidente del Consiglio non usa mezzi termini: «Meloni ha privilegiato i rapporti con Trump, Tajani con l’Europa e Salvini con la Russia». Sulle critiche all’Ue contenute nel documento di Strategia per la sicurezza nazionale della Casa Bianca si è espressa oggi anche Sonia Bonfiglioli, presidente di Confindustria Emilia, che ha definito le parole di Trump «terribili» e ha chiesto all'Europa di avere «voglia di reagire, strategia e visione per non rimanere da soli».
Il fondatore dell’Ulivo, che stasera con il giornalista Luciano Nigro sarà alla Basilica di San Domenico per l’appuntamento “Esiste ancora l’Occidente?”, lo sostiene ormai da tempo: l’Europa deve essere unita per far fronte alle difficoltà e agli scenari di crisi del mondo contemporaneo. E, in questo preciso momento storico, per non cedere alle pressioni degli Usa di Donald Trump, che oltre ad avere imposto pesanti dazi minacciano di abbandonare l’Europa e l’Ucraina al loro destino. L’Unione Europea, per Trump, deve pagare o difendersi da sé.
Secondo Prodi, il sostegno di Trump ai partiti di estrema destra antieuropeisti è un modo per indebolire il Vecchio Continente e screditarne il ruolo sullo scacchiere geopolitico internazionale. Alle destre conviene puntare su un Trump che, come strategia, sembra aver scelto quella del divide et impera. E che abbandona il ruolo tradizionale degli Usa nel secolo scorso, quello di protagonista “aggregatore”, per diventare protagonista in un mondo frammentato in cui si può avere un rapporto diretto con i singoli paesi.
L’ex presidente del Consiglio, in un editoriale del “Messaggero”, ha indicato poi nei rapporti con la Cina un elemento fondamentale per la politica europea. Un mercato, quello cinese, che dopo i dazi è l’unico «in grado di alleviare, almeno in parte, il danno provocato dalla chiusura americana». Il problema è che la Cina è anche un concorrente dell’Unione europea, e le imprese del Vecchio continente sono sempre più in difficoltà. Servono quindi barriere nei confronti della Cina che non intacchino i rapporti commerciali. Se non si dovesse arrivare a un compromesso, per Prodi il rischio è quello di «una rottura tra Unione Europea e Cina che provocherebbe il collasso finale di quello che resta della globalizzazione, con conseguenze simili alla crisi del ‘29». Per trovare questo compromesso e non restare unicamente nelle «mani sempre più inaffidabili» del presidente Usa, per il Professore serve, ora più che mai, un’Europa unita.