Edifici storici

La Sala delle udienze di Palazzo Boncompagni (foto tratte dal sito del palazzo)

 

 Chiunque sia stato in centro a Bologna anche per poco ha avuto a che fare con Ugo Boncompagni, più noto con il nome di Papa Gregorio XIII, il papa del calendario moderno. La sua statua veglia infatti su Piazza Maggiore, da sopra il grande portone di Palazzo d’Accursio. Ma di sicuro non tutti sanno che a 400 metri dalla piazza principale della città sorge la casa dove nacque e visse per tanti anni quel papa, palazzo Boncompagni. Un edificio del Rinascimento bolognese che dal 2022 sta vivendo un processo di ricerca e riscoperta sia artistica che turistica. Dopo aver ospitato diverse mostre, proprio in questi mesi vengono organizzate visite guidate in orari serali per conoscere gli interni dell’edificio alla luce soffusa di decine di candele; tutti i venerdì dal 21 novembre al 19 dicembre, dalle 18 alle 20.

L’aspetto odierno di palazzo Boncompagni si deve in gran parte ai lavori commissionati dal padre di Ugo, Cristoforo, che voleva rendere la dimora della sua famiglia degna di un papa, o almeno questo confidava ai suoi amici; in quel momento non sapeva che il figlio lo sarebbe effettivamente divenuto un giorno. L’opera di ampliamento della casa si protrasse tra il 1536 e il 1548, in un periodo in cui in città si affermava con forza la nuova egemonia pontificia. I Boncompagni erano un'antica stirpe principesca della nobiltà italiana che si era stabilita a Bologna intorno al XIV secolo, divenendo figure di spicco come mercanti e banchieri e comprendendo bene il momento storico di transizione e il bisogno di andare d’accordo con una Chiesa cattolica che ora governava la città ed era sul piede di guerra contro il protestantesimo nord-europeo . Nei secoli successivi la casa passò spesso di mano: fu affittata alla famiglia Lambertini nel ‘600, passò alla famiglia Pallavicini nel ‘700, ospitò dal 1860 la Regia Deputazione di Storia Patria per le Provincie delle Romagne, un istituto dedito allo studio della storia e delle tradizioni medievali della Romagna di cui fu presidente anche Giosuè Carducci, finché a fine ‘800 divenne proprietà della famiglia Benelli che ancora oggi lo gestisce.

 

 

L'insegna del drago sull'ingresso di palazzo Boncompagni 

 

Ancora oggi sopra l’ingresso del palazzo, in via del Monte 8, accoglie il visitatore lo stemma dei Boncompagni, già nella versione pontificia sormontato da tiara e chiavi di San Pietro: un drago alato senza coda che quando è colorato si presenta oro su fondo rosso. Il drago è il re dei serpenti, l’animale del peccato nel giardino dell’Eden, la bestia che San Giorgio trafigge con la sua lancia, furono molti dunque i detrattori della scelta di una simile immagine per rappresentare un papa. Il blasone araldico è però descritto così: "Di rosso, al drago d'oro spiegato, reciso e sanguinante". Il colore vermiglio dell’insegna rappresenterebbe quindi il sangue di un drago mozzato, per questo senza coda, simbolo dei peccatori e degli eretici in epoca di Controriforma cattolica, segno di un papa che intende combattere contro infedeli e secessionisti con il pugno di ferro. Una volta entrati sulla destra si trova la Sala delle udienze papali, un ampio ambiente pensato per stupire gli ospiti in visita al palazzo. Non si ha la certezza che Gregorio XIII abbia mai tenuto udienze in questa sala, poiché da papa visse quasi esclusivamente a Roma. Quel che è certo è che il soffitto e la cappa del monumentale camino che occupa il fondo del salone vennero completamente affrescati con cinque momenti della storia di Davide, intervallati da decori arborei, animali esotici e figure mitologiche. Camminando oltre l’ingresso della Sala delle udienze ci si trova in un loggiato che ha alla destra un giardino interno, dominato da una magnolia gigante. Le due colonne che sorreggono il piano superiore sono interamente scolpite con un motivo che imita le foglie e i rami di un albero. Usciti dalla loggia, sulla sinistra, si trova la scala elicoidale con cui accedere al piano nobile del palazzo. Attribuita al celebre architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, si è recentemente scoperto che la parete interna era ricoperta da un marmorino madreperlato che in passato rendeva la scala di un colore simile all’interno di una conchiglia. Il piano superiore non è ad oggi visitabile, ma sappiamo che nella sala del ‘700, che subì importanti interventi dalla famiglia Pallavicini, sono ancora presenti diverse tele che raffigurano i momenti più rilevanti del papato di Gregorio XIII, dal nuovo calendario all’incontro con i primi ambasciatori giapponesi in Europa.

 

        

  

Il loggiato e la scala elicoidale