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L'interno dello stabilimento Ima Group a Bologna (foto fornita dall'azienda)

 

Economia regionale, difficile fare previsioni. L'edizione di aprile 2025 dello "Scenario Emilia-Romagna. Previsione macroeconomica a lungo termine", prodotto dalla Unioncamere regionale in collaborazione con Prometeia, dipinge uno scenario stabile nel breve periodo, ma piuttosto incerto nel lungo termine.

Dopo la ripresa post-pandemica del 2023, la crescita del Pil regionale si è attestata allo 0,7% nel 2024; il rapporto prevede che essa rimarrà stabile al +0,7% nel 2025, una stima rivista al rialzo di un decimo di punto percentuale rispetto alla precedente edizione di marzo. Nel lungo termine, il Pil reale regionale nel 2025 sarà probabilmente superiore del 5,4% rispetto al picco del 2007 (pre-crisi finanziaria del 2009) e del 16,3% rispetto al 2000.

L'andamento nel biennio 2024-2025 dell’Emilia-Romagna rispecchia ampiamente l’ambito nazionale, sebbene con uno slancio più moderato. La crescita del Pil nazionale ha continuato a un ritmo pari a "0 punti" nel 2024 (+0,7%) e si prevede che diminuirà leggermente allo 0,6% nel 2025. D'altra parte, il Pil reale nel 2025 sarà solo dell'1,7% superiore a quello del 2007 e del 9,9% superiore a quello del 2000. Queste cifre pongono l'Emilia-Romagna a superare l’andamento nazionale per quanto riguarda il traguardo chiave della produzione pre-crisi del 2009 e a registrare un aumento maggiore rispetto al 2000. Nel 2024, la regione si è classificata settima tra le regioni italiane per crescita, a pari merito con le altre, mentre nel 2025, la regione sale al secondo posto, alla pari con la Lombardia (+0,7% per entrambe). Rispetto alla crescita media dell'eurozona (+0,8% nel biennio 2024-2025), l’Emilia-Romagna registra una crescita leggermente inferiore nel 2024, pressoché invariata nel 2025, sebbene superi quella della Francia (+0,4% nel 2025), anche se ben inferiore a quella della Spagna (3,3% nel 2024, con una stima di circa il 2,3% nel 2025).

Le persistenti tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e le altre principali economie mondiali sono forse una delle principali ragioni della lenta crescita dell'economia emiliana e mondiale. Le crescenti aspettative di inflazione e un aumento dei tassi di interesse hanno influenzato i rendimenti di mercato, come nel caso degli Stati Uniti, patria di una politica fiscale espansiva e ancora influenzata dai consumi, che, nonostante l'aumento della disoccupazione e il calo della fiducia, rimangono una stabile fonte di crescita, supportata da un mercato del lavoro altrettanto solido. Un analogo rallentamento economico si sta verificando anche in Cina, con l'adozione di misure di stimolo atte a riorientare il modello di sviluppo verso la domanda interna. Le esportazioni nette, per ora, rimangono il motore della crescita del paese asiatico, mentre gli investimenti rimangono stabili, con la crescita della tecnologia e un calo nel settore dell’edilizia.

Le prospettive di una lieve ripresa nell'area Euro trovano frutto grazie a una svolta espansiva della politica fiscale, un piano di investimenti decennale in Germania, programmi di spesa per la difesa dell'Unione Europea (stimolati dal protrarsi della guerra in Ucraina) e una progressiva riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea a fronte di un rallentamento dell'inflazione, nonostante la persistente debolezza delle esportazioni.

Il mercato del lavoro in Emilia-Romagna rimane resiliente. Nel 2024, l'occupazione è cresciuta, sebbene lentamente, dello 0,5%, nonostante un leggero calo della forza lavoro (-0,2%), portando il tasso di disoccupazione dal 4,9% al 4,3%. Il tasso di attività è sceso al 73,6%, con il tasso di occupazione in leggero calo al 70,4%. Per il 2025, una modesta ripresa della forza lavoro (+0,3%), e una crescita dell'occupazione ulteriormente lenta, pur comunque positiva (+0,3%) dovrebbero mantenere il tasso di disoccupazione stabile al livello dell'anno precedente (4,3%). Si prevede inoltre che il tasso di attività rimarrà pressoché stabile (73,7%) e il tasso di occupazione salirà leggermente al 70,5%. Tutti e tre i parametri rimangono comunque ben al di sopra dei livelli del 2000 (La forza lavoro del 13,0%, l'occupazione del 12,1%, il tasso di occupazione del 3,2%).

Pur delineando un quadro di crescita moderata, ma stabile per l'Emilia-Romagna nel 2024-2025, leggermente superiore alle previsioni per l'Italia, il rapporto evidenzia anche una prevista ripresa dei consumi nel 2025. Tuttavia, non mancano punti deboli: in particolare, il rallentamento e la prevista contrazione degli investimenti nel 2025 (-1,5% per l’edilizia, per esempio, a causa della riduzione dei bonus per questo settore), il calo delle esportazioni nel 2024 (-2%) prima di una marginale ripresa prevista quest’anno (+0,3%), e performance di lungo termine inferiori alla media per settori chiave come industria e servizi rispetto ai picchi pre-crisi.

Nel lungo termine, infatti, il valore aggiunto reale dell'industria entro il 2025 sarà solo del 12,3% superiore rispetto al picco del 2007. L’edilizia ha avuto un andamento ciclico eccezionale, con l'alternanza di bolle speculative e crisi legate a decisioni politiche; il valore aggiunto nel 2025 sarà superiore del 7,7% rispetto al 2000, ma inferiore del 20,7% rispetto ai livelli del 2007. I servizi hanno avuto, d’altro canto, una crescita a lungo termine «completamente insoddisfacente», spiega sempre il rapporto: il valore aggiunto nel 2025 sarà solo del 9,5% superiore a quello del 2008 e del 20,0% superiore a quello del 2000.

La dipendenza dalle esportazioni è evidente, ma lo scenario globale presenta ovvie incertezze che potrebbero minacciare l’attuale situazione economica: non solo le schermaglie tariffarie, ma anche le crescenti tensioni geopolitiche, quali le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, e i nuovi dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump.

 

 

Valerio Veronesi. (foto Ansa)

 

Valerio Veronesi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna e della Camera di Commercio di Bologna, allude ai ciclisti del Giro d'Italia per illustrare l'industria regionale: «Sono in testa le  imprese che hanno gli strumenti per correre veloci nella competizione internazionale, ma il gruppo delle piccole e medie aziende – che sono il 95% del totale - non deve assolutamente staccarsi. Il gruppo deve essere nello schermo. Deve essere immediatamente dietro a fornire quel sostegno che solo la squadra può dare».

Sempre con la metafora dei ciclisti, Veronesi sottolinea che «quegli stessi corridori devono fare tappe difficilissime con uno scenario ancora più complicato». E aggiunge un’ulteriore sfida: quella della «grande rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Esserne dentro significa avere informazioni prima degli altri sulla direzione da prendere, su come governarla. Per questo è principalmente uno il dato a cui prestare attenzione in questi scenari previsionali: quello degli investimenti. L’unica lancetta che non deve mai scendere è quella».

 

Il reportage è tratto dal Quindici n. 5 del 12 giugno 2025