Industria

Lavoratrici di La Perla in manifestazione (foto Ansa)

 

La Perla si prepara a ripartire con un investimento complessivo di 30 milioni di euro entro il 2027, un piano industriale che segna il vero rilancio dello storico marchio bolognese della lingerie di lusso dopo due anni di crisi e una vertenza complessa che ha coinvolto tre società (La Perla Management, La Perla e La Perla Italia) e quattro procedure legali. L’acquisizione fatta a maggio 2025 da parte di Peter Kern, miliardario americano ed ex ad di Expedia, ha permesso di riunire tutte le lavoratrici sotto un’unica realtà, La Perla Atelier Srl.

Già dal mese di ottobre, infatti, le oltre 200 lavoratrici sono tornate sul posto di lavoro e gli ingranaggi della produzione hanno ricominciato a muoversi per completare il continuativo dell’ultima collezione, ma l’obiettivo è quello di terminare la riorganizzazione aziendale e puntare a una piena operatività nel giro dei prossimi due anni, con l’uscita della nuova linea di lingerie.

«Parliamo di un’impresa che esce da una crisi lunga due anni, precedentemente gestita in maniera quantomeno dubbia dalla speculazione finanziaria del fondo Tenor — spiega Stefania Pisani, segretaria della Filctem-Cgil — La Perla aveva bisogno di essere ricomposta e rimessa in pista passo dopo passo. Non basta schiacciare un bottone: la sfida è riorganizzare tutto nel più breve tempo possibile e, con l’ingresso delle ultime lavoratrici, oggi possiamo dire che siamo tutte all’opera per raggiungere questo obiettivo. Bisogna riattivare e ridefinire l’intero flusso, perché parlare solo di produzione è riduttivo per un’azienda come questa. Un capo nasce dalla scelta del colore, passa dall’idea dello stilista, dal progetto, dal riadattamento delle taglie, dall’uso di materie prime che non sono affatto banali, sete, fili, pizzi frutto di un’esperienza storica e di un indotto specializzato, come i pizzi provenienti da telai settecenteschi. È un processo complesso che va ricostruito in ogni passaggio, fino alla commercializzazione finale».

Durante i suoi 70 anni di storia aziendale, sono stati tanti i saperi affinati in termini di manifattura, attenzione ai dettagli, materie prime e tecniche di produzione che per anni hanno rappresentato il segreto del successo di La Perla, il marchio di fabbrica dell’azienda e che ora non possono andare perdute. Proprio per questo motivo, la ripartenza economica procede di pari passo con due progetti centrali, volti a ridare valore all’identità culturale e artigianale di La Perla: la scuola del sapere e il museo del marchio.

Entrambe queste iniziative sono state pensate per custodire e trasmettere la storia della maison di lusso, come spiegato dalla funzionaria Uiltec Mariangela Occhiali: «L’obiettivo è mettere in contatto gli istituti tecnici di moda con l’azienda, intercettare i ragazzi che stanno per uscire da queste scuole e portarli dentro La Perla, dove le nostre maestranze con decenni di esperienza possano trasmettere un bagaglio professionale unico. Alcune di loro le abbiamo perse per strada, perché sono andate in pensione, e questo patrimonio di competenze rischia di scomparire se non interveniamo subito. Per questo vogliamo creare una vera e propria scuola del sapere all’interno dell’azienda, un ponte tra scuola e mondo del lavoro che permetta ai giovani di apprendere una manualità rara: precisione, eccellenza, pizzi e ricami fatti a mano, ciò che distingue ogni capo di La Perla e che da 70 anni è la forza del marchio nel mondo. Tenere viva questa professionalità è essenziale, ciò che abbiamo perso negli anni di crisi non si recupera più, e mancano figure altamente qualificate in un comparto che è di alta gamma e di alta artigianalità».

Un’altra idea presente sul tavolo aziendale al momento è quella di un museo di La Perla, un luogo pensato per mettere in risalto non solo la storia del marchio ma anche il suo valore per la società, uno spazio immersivo e interattivo, fatto di filmati, archivi e installazioni che raccontino il ruolo che La Perla ha avuto nel racconto della femminilità italiana.  «Il museo è un progetto che dovrà mettere insieme istituzioni e nuova azienda, perché dentro La Perla c’è un patrimonio storico enorme  — racconta la sindacalista Uiltec —Abbiamo capi unici, riconosciuti nel tempo, che compaiono nei film degli anni ’70 e ’80, fino alle creazioni su misura per artiste contemporanee: Beyoncé, ad esempio, ha indossato capi realizzati per il suo tour mondiale. Ci sono collezioni dedicate a Frida Kahlo, completi in oro zecchino richiesti da emiri, pezzi iconici creati da Ada Masotti. È un tesoro incredibile, e ce ne siamo rese conto soprattutto negli ultimi due anni, quando per cercare potenziali acquirenti abbiamo dovuto mostrare cosa custodisce davvero l’azienda, come i pezzi iconici indossati da Sophia Loren nei suoi film». L’idea, ancora embrionale, è collocare il museo fuori dallo stabilimento: «Bologna e l’Emilia-Romagna hanno una grande attrattiva turistica, c’è la via dedicata a Lucio Dalla, quella all’enogastronomia, e si potrebbe creare anche un museo dedicato allo stile, proprio come Ducati e Ferrari. Pensiamo a uno spazio interattivo, con filmati storici e materiali d’archivio, che permetta di far vedere l’iconicità del marchio», conclude Occhiali.