violenza contro le donne

La testa della manifestazione (foto di Alberto Biondi)

 

Una marea viola - diecimila persone secondo la Questura, molte di più secondo le organizzatrici - ha inondato Bologna per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne di ieri, martedì 25 novembre. Proprio nelle stesse ore della manifestazione, a Roma, il Senato stava bloccando la proposta della legge sul consenso che avrebbe introdotto in maniera esplicita il concetto del “consenso libero e attuale”. A fermarla Lega e Fratelli d’Italia, mentre il Pd gridava al "tradimento". In testa al corteo c'era il collettivo "Non una di meno" che oggi, dopo la protesta, sostiene che «evidentemente queste forze politiche, così come gran parte della società italiana, non hanno ben chiaro cosa sia il consenso. Per noi è esplicito, revocabile e informato. Il consenso è libero e quindi non va minacciato o alterato con sostanze o qualsiasi altra cosa. È evidente che queste forze politiche non ritengono che la violenza di genere sia qualcosa di sistemico». 

Il corteo in quei momenti era partito da piazza VIII Agosto in direzione dei viali per poi puntare verso il centro storico e terminare in piazza Maggiore. I manifestanti si sono trovati intorno alle 18 e tra canti, slogan e balli sono partiti in cammino. Ad aprire il corteo uno striscione con scritto “Risale la marea” e le attiviste di "Non una di meno" con cassa acustica e megafono. Come spiega un’organizzatrice: «Abbiamo apprezzato moltissimo gli interventi di apertura di "Maleducation", del Cassero, di "Disability Pride" e della "Casa delle donne". L'obiettivo era mettere al centro le realtà e le persone che quotidianamente combattono contro la violenza di genere, e lo fanno con limitatissime risorse. Risorse che vengono continuamente tagliate e limitate dal Governo». 

Su numeri e partecipazione, per "Non una di meno" non ci sono dubbi. «I giornali stamattina riportano 10.000 persone, quindi possiamo tranquillamente dirci 15.000. In ogni caso, quando siamo arrivate a porta San Donato, sono tornata con un'altra compagna indietro e c'era ancora gente che stava ancora partendo da piazza VIII Agosto. Via Irnerio era completamente piena. In più, il corteo era composto da tre spezzoni: in testa i centri antiviolenza e realtà transfemministe, poi lo spezzone degli studenti, in fondo l'area più legata ai comunisti». 

Dopo la partenza, il passaggio per via Irnerio e l’arrivo sui viali, la manifestazione ha puntato verso Strada Maggiore dove le manifestanti hanno bloccato il traffico per circa un’ora. Nei pressi di porta San Vitale, le attiviste di "Non una di meno" hanno fermato il corteo, acceso fumogeni e dipinto a terra con vernice rosa “Aborto libero” perché oltre alla violenza di genere, la manifestazione aveva lo scopo di toccare diversi temi perchè, secondo un altro slogan, “la lotta è intersezionale”. Proprio per questo il secondo striscione di testa recitava “Non c’è transfemminismo senza Palestina libera”. Il corteo ha sfilato pacificamente per Bologna mobilitando persone di ogni estrazione sociale ed età, e una volta arrivato in piazza Maggiore, le ultime e gli ultimi manifestanti si sono fermati a cantare ben oltre la "fine ufficiale" della manifestazione. 

 

 

Il corteo visto da porta San Donato (foto di Alberto Biondi)