Cantieri

Cantieri

Yusuf, Hamza e Lily Way, operai sui cantieri di via Indipendenza (foto di Ludovica Addarii)

 

C’è chi è arrivato da due giorni e chi da sei mesi, chi lavora sette giorni su sette, e chi dieci ore al giorno per cinque giorni. Qualcuno viene in treno da Forlì, altri in macchina da Ferrara. Sono gli operai sui cantieri della linea Rossa del tram, quasi mille, al lavoro tutti i giorni, spesso anche il sabato e la domenica. Un mappamondo di volti e di nazionalità diverse, dalla Nigeria alla Polonia. Sono le storie dei lavoratori impegnati nei lavori che da tre anni hanno rivoluzionato la viabilità bolognese. Provengono da squadre e ditte diverse ma tutti condividono la fatica del lavoro sotto il sole di fine giugno.

 

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Cantieri della linea rossa del Tram (foto di Ludovica Addarii)

 

Aziz, 24 anni, viene dalla Tunisia, risiede a Ferrara con la moglie. È in Italia da sei anni e impiegato a Bologna da due. Ogni mattina si sveglia intorno alle cinque e mezza per raggiungere le Due Torri in macchina o treno. Il turno inizia alle sette e dura dieci ore. Non vuol dire quanto guadagna, ma spiega che per i nuovi la paga base è di 9,50 euro netti. Mentre parla il cielo è coperto, una rara eccezione data dal maltempo del giorno prima, ma quando il sole picchia trova riparo all’ombra di un gazebo appositamente preparato: «Per la sicurezza, se le temperature superano i 37 gradi abbiamo diritto a una pausa di 15 minuti ogni ora. Beviamo e prendiamo un po’ di aria».

Oltre la recinzione c’è anche Yusuf, 41 anni, che risponde seduto su un macchinario. È qui con la famiglia, la moglie e i due figli, trasferitasi dal Marocco. Sorride, dice di trovarsi bene, eccetto per il caldo estivo difficile da sopportare. Subito dopo indica i grandi ombrelli usati come riparo e l’acqua. Insieme a lui, collaborano Hamza, 22 anni marocchino e il cinese Lily Way. Il ragazzo non ha famiglia ma una ragazza a cui è legato, mentre il signore asiatico, più timido, osserva la conversazione con cenni di saluto. La sede principale della loro ditta è a Forlì, tutte le mattine, sette giorni su sette, raggiungono il posto di lavoro con il furgone aziendale, pranzano presso la mensa di via Ugo Bassi, per poi rientrare alle 17.00.

Intento a sistemare gli attrezzi da lavoro, un operaio marocchino preferisce non rivelare il nome. Ha 50 anni, tutti i giorni viene da Vergato in treno, dove abita solo dato che la famiglia è rimasta nel paese d’origine. Lavora dalle sei del mattino per otto ore e mangia presso la mensa offerta dalla ditta. Dice di essere pagato bene, senza specificare la cifra. 

Vicino a una betoniera, Andrea, 38 anni, è uno tra i nuovi arrivati. Originario della Valsamoggia, lavora sul tratto di via Indipendenza da due giorni, cinque giorni a settimana per circa dieci ore. Prima faceva il muratore. Oggi, si sveglia alle cinque e va a dormire a mezzanotte. Accenna ad alcuni premi di produttività ma è subito richiamato al lavoro.

Alex, 21enne rumeno, è in Italia da diciotto. Ha trovato lavoro grazie al passaparola, anche lo zio è impiegato nei cantieri. La paga, anche per lui, si aggira intorno ai 10 euro l’ora e la giornata va dalle 7.00 alle 18.00, in aggiunta ai quaranta minuti di viaggio del tragitto casa-lavoro.

Per ultimo, Adi, 31enne è giunto dall’Albania alla ricerca di lavoro. In patria le occasioni erano poche e qui sembra soddisfatto.

Si lavora in attesa di settembre, data della cena promessa sindaco Matteo Lepore. Un’occasione che porterà sulla stessa tavola tutti i più di mille operai che sotto il sole stanno cambiando il volto della città.