Comunali 2027
Alberto Forchielli (foto Ansa)
«Ci vediamo mercoledì 10 dicembre alle 18 ai Magazzini Romagnoli di via Emilio Zago. Mi presenterò davanti ai cittadini per una grande alleanza per una nuova Bologna». L’imprenditore Alberto Forchielli è il primo sfidante civico del sindaco per le Comunali del 2027. C’è grande interesse per questo primo incontro pubblico, tanto che per accogliere tutti si è dovuto spostare l’evento in una sala più capiente, sostituendo il Mug di via Emilia Levante con i Magazzini Romagnoli. Immediato e accogliente il commento di Matteo Lepore, che si ricandiderà alle prossime elezioni: «Tutti quelli che hanno delle idee per la città sono ben accetti e Forchielli spero che le porti positive».
E di idee, in effetti, Forchielli dice di averne tante. Come sostiene nel video di presentazione pubblicato sui social, punta a «riscoprire un nuovo orgoglio civico e liberare nuove energie per affrontare le nuove emergenze e soddisfare nuovi bisogni». Ripulire e rendere più sicura la città, realizzare grandi opere e rilanciare le imprese bolognesi. Partendo con l’investire nell’innovazione e nei giovani, cui da più di un anno si rivolge con il movimento ‘Drin Drin!’ e, più di recente, il partito ‘Ora!’, fondati assieme all’economista Michele Boldrin.
In attesa dell’incontro di mercoledì prossimo, il candidato sindaco spiega i suoi programmi in un’intervista a InCronac@.
Incontrerà per la prima volta i cittadini il 10 dicembre. C’è stato un cambio di sede?
«Sì, visto l’altissimo numero di prenotazioni, abbiamo dovuto spostare l’incontro previsto al Mug. Per poter accogliere tutti, l’evento si terrà invece ai Magazzini Romagnoli, sempre mercoledì 10 dicembre dalle 18 alle 20».
Ci parli dell’incontro. Cos’ha in mente?
«Mi presenterò davanti ai bolognesi per una grande alleanza per una nuova Bologna. Vorrei una città più visionaria, più efficiente e più pulita».
Punta a una coalizione di centrodestra?
«Al momento non ho stretto accordi con nessuno, ma mi aspetto che molti mi seguano».
Però è molto critico nei confronti dell’operato di Lepore.
«Non sono d’accordo su molte cose: il tram, i 30 all’ora, l’eccessiva ideologizzazione dei comportamenti della giunta su alcune questioni, come la decisione di dare la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. In generale, mi sembra non sia stato affrontato nessuno dei grandi problemi della città. La sicurezza è peggiorata, il degrado urbano è visibile».
Se lei fosse sindaco domani, qual è la prima cosa che farebbe?
«Un programma molto focalizzato sul favorire le startup. Bologna deve innanzitutto essere rivitalizzata, è l'ultima tra le città italiane nelle classifiche di innovazione d’impresa. Senza sviluppo, non c’è crescita della produttività e nemmeno dei salari. Le imprese sono le stesse che c’erano cinquant’anni fa, dobbiamo crearne di nuove. Basta vedere cos’è diventata Milano, una delle grandi città europee, che attrae persone soprattutto dal Nord Europa. Mentre a Bologna non esiste una banca di livello e gli studi di avvocati che una volta tutti ci invidiavano non ci sono più. Le nostre aziende hanno per la maggior parte i legali là, Bologna stessa con l’alta velocità è di fatto diventata una succursale di Milano. La città ha bisogno di una maggiore vitalità economica, di capitali privati. E grazie al mio background economico mi trovo in una posizione privilegiata per attrarne di nuovi».
Come investirebbe questi capitali?
«Darei un’accelerazione alle grandi opere. L’aeroporto è troppo piccolo, il tribunale è stretto, lo stadio va rifatto. Cercherei di riempire i “buchi neri” della città, le aree ferroviarie e militari. Ripulirei il centro e migliorerei le periferie. E stabilirei una politica pubblica per case d’affitto a prezzi agevolati per gli svantaggiati».
Il suo partito ‘Ora!’ e il movimento ‘Drin Drin!’ vedono una grande adesione tra i giovani. Quali sono le ragioni di questo successo?
«Coi giovani è facile, perché noi siamo gli unici, con il partito ‘Ora!’, a rivolgerci a loro e ad avere come priorità la loro situazione. Ma pensare ai giovani significa pensare all’Italia, perché sono il futuro del Paese. Sono loro che creano innovazione, sviluppo. Ne scappano a migliaia verso il Nord Europa e questo è un grave fattore di preoccupazione».
Chiudiamo allargandoci alla politica nazionale e internazionale. Qual è il suo giudizio sull’operato del governo Meloni?
«Meno peggio di un eventuale governo di campo largo. Non c’è stato sviluppo, però c’è stata una buona gestione del debito e delle alleanze internazionali. L’Italia non ha fatto come al solito la figura di Arlecchino».
E su Trump invece?
«Non sono un suo fan, lo vedo luci e ombre. Non sono d'accordo sulle tariffe, né su questa politica divisiva che lui persegue, però capisco che la cultura woke in America sta facendo molto danno. Qualcuno doveva porre un freno, anche se naturalmente quello di Trump è esagerato. Farà molti danni. Speriamo che se ne vada senza protestare».