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Nella foto il segretario della Fiom Cgil Michele De Palma (foto Fiom Cgil)
«La democrazia è partecipazione, la contrattazione è partecipazione. Noi non pensiamo che stare seduti al tavolo dei consigli d’amministrazione possa risolvere i casi della contrattazione»: è netta la posizione del segretario nazionale della Fiom Cgil Michele De Palma, espressa a margine dell’assemblea nazionale dei metalmeccanici, in merito alla legge voluta dalla Cisl sulla partecipazione dei lavoratori ai profitti e alla gestione delle imprese. Per il leader della Fiom, l’attenzione va mantenuta sulla questione salariale, a suo avviso troppo poco dibattuta: questione di alzare gli stipendi, non di distribuire gli utili. «Esistono già tantissime aziende in cui si negoziano le strategie industriali – sostiene De Palma – attraverso commissioni specifiche di cui facciamo parte. Noi contribuiamo alla definizione del salario con la contrattazione nazionale e quella di secondo livello: sono gli azionisti che partecipano alla distribuzione degli utili. In questi anni, si è favorita l’elargizione degli utili, anziché aumentare gli stipendi dei lavoratori».
A dividere le tre sigle confederali anche il tema dei referendum, rispetto al quale i leader dei metalmeccanici hanno ribadito le posizioni assunte dalle proprie organizzazioni. «Essere cittadini significa esercitare la democrazia – continua Michele De Palma – i lavoratori, attraverso il voto, potranno essere i decisori». E a proposito della presidente di Confindustria Emilia Centro Sonia Bonfiglioli, che ha dichiarato il proprio assenso al quesito sulla cittadinanza? «I lavoratori della sua azienda si impegneranno per convincerla che servono cinque sì», chiosa De Palma. «Il referendum è uno strumento democratico – dice Rocco Palombella, segretario della Uilm – quindi facciamo un appello al voto: l’operazione di boicottaggio è qualcosa che non sopportiamo. Dopodiché, i lavoratori devono poter votare ciò che ritengono più opportuno». Se per la Uil no all’astensione ma libertà di coscienza sui singoli quesiti, la Cisl rivendica la propria divergenza. «Abbiamo opinioni differenti sui referendum – puntualizza Fernando Uliano, segretario della Fim Cisl – anche se oggi vogliamo concentrarci sulle battaglie unitarie, in primis la questione salariale. Questa non si risolve con il salario minimo, ma rinnovando i contratti nazionali e aziendali. Il referendum resta uno strumento politico, ciò per cui lottiamo si ottiene con la contrattazione».