Contratti

Lavoratore metaolmeccanico

Nella foto un lavoratore metalmeccanico (foto di Creative Commons)

 

Contratti: su 481 aziende monitorate nel 2023, 343 hanno avuto la contrattazione di secondo livello, 223 hanno applicato bonus economici alla contrattazione (cioè il premio ai dipendenti) a 65mila dipendenti (cioè il 64% dei 101mila addetti totali) che, escludendo welfare e indennità, hanno ottenuto un salario aggiuntivo di 25 milioni di euro, circa tremila euro in media ciascuno di quelli che li hanno ottenuti, duemila se si fa riferimento al totale dei lavoratori. Sono questi i dati salienti del monitoraggio compiuto dalla Cgil di Bologna su un campione significativo di aziende del territorio provinciale. Una somma, quella integrativa, non indifferente ma che non è per tutti e che non diminuisce la preoccupazione del sindacato, che parla di buste paga troppo leggere, se non al limite della povertà.

«In Italia c’è un problema salariale – commenta il segretario della Cgil bolognese Michele Bulgarelli – gli stipendi sono bassi». Per il sindacato, resta centrale la contrattazione collettiva, anche a fronte del tema delle grandi dimissioni che interessa le aziende a seguito della pandemia. «Credere di trattenere i lavoratori concedendo, per esempio, l’asilo nido gratuito è sbagliato – sostiene il sindacalista – i lavoratori danno le dimissioni principalmente a fronte di una mansione che non soddisfa o di un salario troppo basso. Quando i benefici sono frutto di un accordo sindacale, vengono percepiti come una conquista, non come un regalo».

Ed ecco i dati relativi al welfare nel 2023. La voce comprende, per esempio, la fornitura di buoni spesa o per la benzina da parte delle aziende: senza la sanità integrativa e la previdenza complementare, la somma complessiva devoluta in quell’anno è arrivata a oltre ventidue milioni di euro. Di nuovo, quantificando il valore medio pro-capite rispetto ai 101mila lavoratori presi in considerazione dal rapporto, l’ammontare medio è di 220 euro ciascuno.

Cgil ha poi analizzato altri ambiti relativi alla contrattazione. Rispetto alla discriminazione razziale o di genere, risulta che unicamente il 32% dei contratti di secondo livello contenga voci a tutela delle differenze, così come solo il 39% delle realtà produttive prese in esame contempla sostegni aggiuntivi in materia di genitorialità o occupazione femminile. Nebbia anche per quanto concerne le riduzioni dell’orario di lavoro: il 71% delle aziende prese in esame non consente turni ridotti a parità di salario. Un po’ migliore la situazione dello smart-working, ammesso in 236 aziende su 420. Meno negativi i dati relativi ai part-time involontari, con una netta prevalenza di realtà dove non sussistono, 307 su 412.

Sul valore della contrattazione (sia in merito ai salari che al welfare), Mario Garagnani, responsabile Fiom per l’automotive bolognese, rivendica il valore della “contrattazione spinta”. «Abbiamo ottenuto, per i dipendenti di Ducati, uno sconto del 35% sull’abbonamento ai mezzi pubblici – afferma – grazie al fatto che un 15% dei costi vengono sostenuti da Tper, mentre il restante 20% è pagato dall’azienda». Sia nel caso di Ducati che in quello di Lamborghini, i dipendenti hanno diritto a permessi retribuiti in caso di visite mediche proprie o dei familiari. «In queste realtà, sono previsti permessi retribuiti anche per la malattia dei figli fino ai quattordici anni di età – spiega Garagnani – mentre il congedo Inps per la genitorialità, che prevede un’indennità al 30% dello stipendio, viene integrato dall’azienda. Come Fiom ci impegniamo sia per i salari che per i sostegni alla familiarità».

Infatti, la questione cruciale è il valore dei salari, secondo la Cgil. Secondo rapporti europei, i salari italiani sono quelli che negli ultimi anni hanno subito la maggiore svalutazione del Continente.