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L'aeroporto "Guglielmo Marconi" di Bologna (foto Ansa)

Con l’apertura della Linea Q - che collegherà l'aeroporto all'ospedale Maggiore - Bologna ha fatto un passo in avanti sulla mobilità urbana e sulla gestione del crescente traffico passeggeri che la città vive di anno in anno. Tuttavia, di recente si è riaperto il dibattito sulla creazione di un sistema aeroportuale integrato, con l’idea che l’aeroporto Marconi, quello più ricco e sviluppato, debba offrire sostegno economico, strutturale e logistico agli scali minori (Parma, Forlì e Rimini), vista la crescita disarmonica che interessa gli aeroporti del territorio.

Ma facciamo un passo indietro. Come si legge sul "Resto del Carlino" del 6 febbraio, il Marconi punta a raggiungere 12 milioni di passeggeri per il 2030, a partire dai 10,8 registrati nel 2024.

Il trend dei prossimi 10-15 anni è di crescita, come aveva sottolineato il presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale, in occasione dell’Airport Day di febbraio, quando aveva detto che «è sensato mantenere tutti gli scali, individuando una strategia comune per sostenerli».

In altre parole, la Regione vuole mantenere Bologna come scalo principale, ma una sua eventuale integrazione con gli altri aeroporti del territorio comporta dei «limiti ambientali e fisici» con i quali fare i conti. «Nessuno mette in discussione il suo ruolo strategico del Marconi. Il piano aeroportuale della Regione Emilia-Romagna a cui puntiamo, e sul quale vogliamo fare anche una legge, parte dalle prospettive di Bologna», aveva aggiunto De Pascale durante l'ultimo incontro.

Più di recente, in occasione di un evento a Casa Carlino lo scorso 17 maggio, Enrico Postacchini, presidente dell’aeroporto Marconi, ha risposto agli sviluppi del progetto: «Se le aggregazioni di aeroporti sono intelligenti e portano valore, ci piacciono. Il punto è che oggi in regione c’è una disparità abissale, servirebbe un progetto regionale dove anche il pubblico fa la sua parte, ma sarebbe complicato in ogni caso».

La posizione di Postacchini vuole mantenere, quindi, l’indipendenza operativa e finanziaria del Marconi, evitando di dover sostenere gli altri aeroporti regionali senza il supporto di fondi pubblici. Inoltre, lo scalo bolognese accetterebbe solo un'integrazione con uno o due scali, non con tutti e quattro.

In definitiva, per quanto ambedue le posizioni non siano inconciliabili, una strategia come questa prevede una collaborazione che, a causa di differenze simili, rendono complicato trovare un punto d’incontro.