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Sulayman Waggeh, il primo assunto con il progetto di welfare abitativo (foto ufficio stampa Renner Italia)
Come tante altre realtà del settore, anche la Renner, impresa da 183 milioni di fatturato, fa i conti con la difficoltà a trovare personale. Difficile a credersi considerando le politiche di welfare offerte dall’azienda, eppure c’è. Qui, per fronteggiarla si è dato vita a un progetto di welfare abitativo unico nel suo genere. Tre ragazzi migranti attualmente inquilini e otto alloggi adiacenti al sito produttivo, ristrutturati allo scopo di offrire un tetto e un lavoro a tempo indeterminato a chi scappa da guerra e povertà. Non un’opera caritatevole, tengono a sottolineare, ma business, ovvero l'esigenza di dare continuità all’attività produttiva.
L'alloggio del progetto di welfare abitativo (foto ufficio stampa Renner Italia)
Il piano, in collaborazione con Opera Salesiana di Castel de Britti, prevede la sottoscrizione da parte dei neo diciottenni di un Patto abitativo di transizione verso l’autonomia. Tre anni per ritrovare dignità e acquisire quelle competenze necessarie alla vita indipendente, in cui verseranno un affitto mensile calmierato, rispettivamente di 150, 170 e 200 euro al mese. I proventi finiscono nelle casse dei Salesiani, poi impiegati in progetti di formazione. Un gesto, quello di ottenere un affitto da chi giunge in condizioni di vita svantaggiate, su cui l’azienda nutriva inizialmente dei dubbi, ma fortemente promosso dall’Istituto religioso per «metterli subito a confronto con la realtà che li aspetta», spiega l’azienda. Sono ragazzi fortemente motivati: «Sulayman Waggeh, il primo assunto con il progetto, prendeva appunti sulle macchine di confezionamento, cosa mai capitata nella storia della Renner», ma che necessitano di una guida per imparare cos’è lo Spid o come usufruire del medico di base. Azioni semplici ma che segnano il percorso dell’integrazione in una logica «win,win win», dove vincono tutti: i ragazzi, l’azienda e la società, liberata dal costo sociale che graverebbe su di essa. Realismo e lungimiranza sono valsi a Renner una lettera di apprezzamento del numero uno di Confindustria, Emanuele Orsini.
Anche se il riconoscimento più importante è avere dipendenti entusiasti di varcare i cancelli ogni mattina, fanno sapere. Così, capita che un ragazzo musulmano faccia amicizia con uno ucraino e che conservi nel suo frigorifero una birra, pronta da offrire agli ospiti. Una “nuova alba”, come si legge sul murale di 150 mq curato da Laika, street artist anonima, sulla parete esterna dello stabilimento: «All'alba il dolore è stanco, il corpo si abbandona sulla terra umida. Lento dalla ferita sorge il sole mentre la notte ha già preso il largo su una scialuppa di fortuna…», i versi del poeta marocchino Tahar Ben Jelloun.
Il murale di Laika, parete esterna dello stabilimento produttivo (foto ufficio stampa Renner Italia)
Il prossimo novembre l’azienda concorrerà al premio Olivetti, concorso dedicato alle pratiche virtuose di sostenibilità ambientale, welfare aziendale e territoriale.