Immigrazione

Immigrati che arrivano in Italia (foto Ansa)

 

Quasi cinquecento minori stranieri non accompagnati vivono a Bologna. Un terzo rispetto a quelli presenti in tutta l’Emilia-Romagna, su un totale di 1.362, pari a circa il 2,8% del complessivo nazionale.

Alla luce di questi numeri, elaborati dalla Direzione generale dell'Immigrazione e delle politiche di integrazione, si colloca un progetto ministeriale, finanziato dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, volto a migliorare l’accesso, la presa in carico e l’integrazione sanitaria dei minori stranieri non accompagnati. Tra i punti chiave c’è garantire un accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari per i minori stranieri non accompagnati, indipendentemente dalla regolarità del soggiorno. Promuovere una presa in carico integrata, unendo accoglienza, diagnosi, prevenzione e cura con un approccio interculturale. Sviluppare modelli operativi che possano essere replicabili su scala nazionale, a partire dall’esperienza regionale, passando per quella locale.

Le azioni già attivate comprendono oltre 82mila ore di mediazione interculturale in tutto il 2024. Una copertura di servizi di mediazione per 33 lingue diverse nelle strutture sanitarie regionali. L’elaborazione di un video informativo tradotto in 11 lingue. Infine, anche la creazione di un sito web, ancora in fase di completamento, dedicato alla salute dei migranti, che posso aiutare e sensibilizzare sul tema.

Il progetto affronta anche la necessità di coordinare efficacemente servizi sanitari, servizi sociali, enti locali e terzo settore per garantire continuità. Nel concreto, dunque, il monitoraggio e la raccolta di dati aggiornati, sapere chi sono i minori, da dove arrivano e che bisogni hanno. Inoltre la mediazione linguistica in 33 lingue, tra cui inglese, albanese, arabo, bengalese, farsi, cinese, cingalese, romeno, russo, ucraino, è un passo importante. Tuttavia va affiancata da strumenti organici e continui, così come la necessità di garantire che l’intervento non si esaurisca con la prima accoglienza, ma si estenda a percorsi di prevenzione, cura e integrazione duratura nel tempo.