Mafie
Mazzette sequestrate (foto Ansa)
In Emilia-Romagna, nel 2025, c’è stato un solo caso di corruzione vera e propria. Il dato emergente proprio il 9 dicembre, la Giornata internazionale contro la corruzione. Il caso emerge dal lavoro di Libera, l'associazione che da sempre si occupa della lotta alla mafia, la quale ha elaborato, partendo da lanci di agenzie, articoli su quotidiani nazionali e locali, rassegne stampe istituzionali, comunicati delle procure della Repubblica e delle forze dell'ordine uno studio sullo “stato di salute” della lotta contro la corruzione in Italia. Il nome del progetto, non a caso, si chiama “Corruzione, Italia sotto mazzette”. Il report è stato pubblicato online sul sito di Libera.
Il caso della nostra regione emerge da un'indagine del 13 marzo da parte della Procura di Bologna nell'ambito dell'acquisizione dei negozi del gruppo francese Auchan da parte di Conad. L’ipotesi di reato è corruzione tra privati e autoriciclaggio e ha portato procura e Guardia di Finanza a sequestrare oltre 36 milioni di euro e indagare nove persone. Tra gli indagati l'ex Ad di Conad Francesco Pugliese e l'ex direttore finanziario Mauro Bosio che, secondo l'ipotesi accusatoria al vaglio della magistratura, avrebbero costituito una fiduciaria per ricevere false consulenze da parte di imprenditori. La denuncia è partita da due cooperative di dettaglianti associate. Conad risulta parte lesa nel procedimento.
L’indagine di Libera si amplia a tutta l’Italia e il quadro è allarmante. Da Torino a Milano, da Bari a Palermo, da Genova a Roma, passando per città di provincia come Latina, Prato e Avellino, nel corso del 2025 risuona incessantemente un allarme “mazzette”, con il coinvolgimento in una vasta gamma di reati di corruzione di un migliaio di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi. Dall’1 gennaio all’1 dicembre 2025, Libera ha censito da notizie di stampa 96 inchieste su corruzione e concussione, circa otto inchieste al mese (erano 48 nel 2024). A indagare su questo fronte si sono attivate 49 procure in 16 regioni italiane. Complessivamente 1.028 (lo scorso anno erano poco più della metà, 588) sono state le persone indagate per reati che spaziano dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dall’analisi delle inchieste, ancora in corso e dunque senza un accertamento definitivo di responsabilità individuali, emerge una corruzione “solidamente” regolata, spesso ancora sistemica e organizzata, dove a seconda dei contesti il ruolo di garante del rispetto delle “regole del gioco” è ricoperto da attori diversi: l’alto dirigente, il “boss dell’ente pubblico” o l’imprenditore dai contatti trasversali, il boss mafioso o il “politico d’affari”. Su questo fronte sono 53 i politici indagati (sindaci, consiglieri regionali, comunali, assessori) pari al 5,5% del totale delle persone indagate. Di questi, 24 sono sindaci. Il maggior numero di politici indagati riguarda Campania e Puglia con 13 politici, seguita da Sicilia con otto e Lombardia con sei.