INTERVISTA/2
Deputato Andrea De Maria (foto concessa dall'intervistato)
Nel pieno delle tensioni tra governo e amministrazione bolognese, il deputato Andrea De Maria individua nella propaganda della destra – più che nelle sue proposte – il vero nodo che sta deteriorando il confronto democratico, accusando l’esecutivo Meloni di violare il principio costituzionale dell’autonomia universitaria. Esponente del Partito Democratico, già vice presidente della Provincia, oggi parlamentare di lungo corso legato al territorio bolognese ha parlato ai microfoni di Incronac@ in merito alle ultime questioni bolognesi.
Lei ha difeso la scelta dell’ateneo di non voler istituire un corso ad hoc di Filosofia per l’accademia militare di Modena, crede che sia stata una scelta totalmente indipendente o i collettivi hanno influenzato la decisione?
«L’Ateneo ha spiegato chiaramente le ragioni tecniche di questa scelta. Detto questo, per me il punto è un altro. Non è accettabile che la Presidente del Consiglio venga meno ad un principio costituzionale. Quell’articolo 33 che garantisce l’autonomia delle università. Un principio democratico fondamentale».
Ancora una volta il governo ha messo sotto tiro le scelte di Bologna, pensa che sia una strategia? Oppure a Bologna le componenti più radicali della sinistra finiscono per offrire pretesti di polemica alla destra?
«La destra ha un approccio evidentemente strumentale e propagandistico. Non avanza alcuna proposta, fa solo ragionamenti pregiudiziali e distruttivi. E di questo mi dispiaccio perché indebolisce la qualità della dialettica democratica a Bologna. Credo che l’estremismo sia un pretesto perfetto per questa azione, ma questa non è una novità nella storia del Paese».
All’interno del suo partito c’è chi critica Lepore per le sue posizioni troppo concilianti nei confronti delle componenti più estremiste della sinistra, lei cosa ne pensa?
«L’amministrazione comunale sta lavorando molto bene per far crescere Bologna. E sta affrontando temi di cui parlo da tempo. Penso a quello della sicurezza. Tema su cui il governo, aldilà della propaganda, non ha fatto niente. Repressione dei reati, controllo del territorio, coesione sociale, contrasto delle diseguaglianze, qualità urbana sono aspetti di una politica efficace della sicurezza, un diritto di tutti che tutela per primi i ceti sociali più deboli».
Sulla vicenda Maccabi, per esempio, anche a sinistra alcuni sostengono che il sindaco avrebbe dovuto dire che la partita si doveva giocare senza se e senza ma.
«Il punto era giocare certamente la partita ma in una condizione di sicurezza per la città. Bologna invece è stata esposta a un contesto di grande criticità. Una scelta del Ministro dell'Interno che non ho condiviso».
Piantedosi e Meloni anche su questa vicenda hanno attaccato ripetutamente il sindaco, pensa che ci sia una strategia che guarda alle prossime elezioni amministrative?
«I cittadini di Bologna non si faranno prendere in giro. So che sapranno riconoscere le posizioni strumentali».
E a proposito di elezioni, quanto teme una possibile saldatura tra liste civiche e centro destra come possibile alternativa di governo?
«Sono convinto che arriveremo al 2027 con tutte le carte in regola per una bella vittoria del centrosinistra».
Anche lei, però, ha espresso contrarietà sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese...
«Su questo ho già detto come la penso e non aggiungo altro».