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Luca Cordero di Montezemolo (Foto di Sofia Pellicciotti)
«La crisi dell'industria automobilistica europea, lenta e inesorabile, riguarda l'intera filiera, a partire dai fornitori fino ai concessionari». È il giudizio di Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente di Ferrari, Fiat e Confindustria, sullo stato in cui verte il settore dell'automotive, crisi che tocca in particolare l'Emilia-Romagna, dove vi è una forte presenza di industrie che si occupano della componentistica che oggi contano più di 10mila addetti.
Nel corso dell’intervista per InCronac@ - la cui versione integrale sarà pubblicata sul nostro periodico "Quindici" il 27 novembre - Montezemolo ha ricostruito le tappe che hanno portato alla situazione attuale preoccupante: «Sono cose che dico da anni. L’Italia non ha più un’azienda elettronica, che era la Magneti Marelli; ha perso gli autobus e i camion della Iveco, ora in mano agli indiani; ha perso di fatto i grandi marchi come Lancia, Alfa Romeo, Maserati, e abbiamo anche svenduto le macchine agricole. Noi produciamo Panda e 500 e ci fermiamo lì».
Per il fondatore di Italo, uno dei problemi centrali è la mancanza di attrattiva dell’Italia nei confronti di aziende estere: «Se guardiamo alla Spagna, che produce più auto dell'Italia, c'è la Seat che è l'industria nazionale, ma c'è sia Audi che Renault che producono in Spagna. Noi abbiamo una filiera di fornitori straordinari in Italia che potrebbero produrre, ma abbiamo tutti gli stabilimenti in cassa integrazione. Eravamo secondi solo alla Germania nella produzione di auto, ora non siamo neanche fra i primi sette paesi in Europa».
«Sono preoccupato perché l'Italia è un paese che vive di industria, i servizi sono in funzione dell'industria e oggi sta soffrendo moltissimo», ha aggiunto Montezemolo, che accusa la politica di occuparsi «troppo del contingente e poco di problemi strutturali come la deindustrializzazione del paese». Il fondatore di Itabus mette sotto torchio anche i sindacati, colpevoli di «non parlare ai politici di un tema così grave».