Esposizione
La pianta del centro di Bologna cinto dalle sue mura disegnata dal cartografo Joan Blaeu (foto Creative Commons)
Nell’Italia medievale dei comuni la questione era molto semplice: se eri nato da questo lato del muro di cinta eri un cittadino, se eri nato all’esterno non lo eri. Le mura cittadine all’epoca erano un confine, ma anche un simbolo di appartenenza, di indipendenza e di sovranità. Oggi nella maggior parte delle città emiliano-romagnole rimane poco di queste architetture e di quello che resta spesso non si sa che farne. Proprio per porre attenzione sul tema la sezione bolognese di Italia Nostra, associazione per la tutela del patrimonio storico e artistico, ha organizzato la mostra “Antiche mura a confronto: Bologna e gli altri centri murati dell’Emilia-Romagna”. L’esposizione, curata dall’architetto Pietro Maria Alemagna, è visitabile dal 18 novembre all’8 dicembre nella Manica lunga di palazzo d’Accursio. Vengono raccontate e censite le mura cittadine di dodici centri della regione: Piacenza, Bobbio, Bologna, Faenza, Forlì, Forlimpopoli, Bertinoro, Cesena, Rimini, Santarcangelo, Ravenna e Ferrara.
«Non sono solo costruzioni, sono trame fatte di mattoni – commenta la dirigente del settore patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, Cristina Ambrosini – elementi che sono testimonianza della storia urbana. La mostra invita proprio a vivere appieno questo dialogo continuo fra architettura e comunità, fra conservazione di un reperto e riuso efficiente delle strutture». In questo senso viene generalmente riconosciuto come esempio virtuoso per tutta l’Italia e anche per l’Europa la gestione delle mura di Ferrara; caso più unico che raro, ben nove degli originari 13 chilometri di cinta muraria sono ancora oggi in piedi, trasformati con un progetto organico in un parco di otto ettari che collega il centro storico ai quartieri più moderni. A Bologna le mura trecentesche restanti sono due chilometri e settecento metri dei sette chilometri e settecento metri che componevano “la Circla”, il cerchio di fortificazioni che circondavano il centro città sul tragitto che oggi è percorso dai Viali. Non ci sono ancora certezze su come impiegare queste strutture che l’assessore alla cultura del Comune di Bologna Daniele Del Pozzo definisce ricchezza del bene comune, come i portici divenuti patrimonio dell’Unesco. «Art City aveva proposto una bella iniziativa che potrebbe fare da guida per gli sviluppi futuri – commenta l’assessore – le dodici porte delle vecchie mura sono state tutte reinterpretate in chiave contemporanea, una proiezione verso il domani a partire dalla testimonianza del passato».