Seconda prova

(foto Ansa)
C’è chi, uscito da scuola dopo cinque o sei ore di seconda prova, vuole solo lasciarsi tutto alle spalle, incamminarsi sotto il sole di giugno e tornare a casa a pranzare. Altri formano capannelli, chiacchierano, si confrontano sulle risposte che hanno dato, fra l’esultanza di chi scopre di aver azzeccato la soluzione e chi invece, sguardo perso nel vuoto, si rende conto di essersi perso un pezzo di traduzione per strada. Infine pochissimi sono carichi come molle e percorrono il cortile fino al cancello tra balzi e gridolini. La prova di indirizzo, la seconda prova della maturità, fa questo effetto. Ti stende o ti fa volare. Ti fa ricordare che ancora manca l’orale (ma potrebbe essere peggio, fino al 2018 c’era anche la famigerata terza prova, il “quizzone” di dieci domande aperte su quattro materie), o ti fa tirare un sospiro di sollievo perché il peggio è passato.
Quest’anno all'indirizzo linguistico del liceo Galvani di via Castiglione è andata bene. Una prova di inglese che ha lasciato la maggior parte dei ragazzi e ragazze sereni e soddisfatti: una traccia sulle conseguenze del fast fashion corredata da un articolo di approfondimento dal sito della Boston University e un’altra incentrata su un brano del romanzo Every Day is Mother’s Day dell’autrice inglese Hilary Mantel. Non in totale scioltezza ma comunque sereni gli allievi e le allieve del liceo classico Galvani: «Ero più agitata ieri, anche se non ci aspettavamo Cicerone. Tra i più gettonati avevamo Tacito, Svetonio e Quintiliano. Comunque bene, siamo tranquilli, meglio sicuramente dell’anno scorso con Platone in greco», racconta una ragazza. Una sorpresa gradita dunque il testo tratto dal De Amicitia del più famoso avvocato latino, da tradurre e commentare attraverso alcune domande di comprensione e analisi del testo. Meno euforico il popolo del liceo scientifico Fermi. Nessuno dei due problemi di matematica riguardava situazioni reali, per quanto possa essere considerata reale una bici con le ruote quadrate che avanza su un terreno fatto di piccoli dossi, celebre problema della maturità 2017 che ancora oggi viene ricordato con terrore. Una circonferenza o un grafico con due funzioni, in estrema sintesi ovviamente, perché per chiunque non mastichi di integrali, derivate e geometria entrambe le tracce sembrano il documento criptato di qualche servizio segreto con lettere (non tutte nell’alfabeto italiano), numeri e simboli. Se qualcuno vuole cimentarsi trova tutte le tracce, anche degli altri licei, qui. A seguire quattro quesiti più brevi da risolvere a scelta fra gli otto proposti, tra cui spunta lo scultore Boccioni, rievocando almeno in parte i fasti di quella famosa bici di otto anni fa.
Quesito 3 della seconda prova maturità scientifica 2025 (cattura fotografica di Michelangelo Ballardini)
A impreziosire i fogli della prova anche citazioni di matematici e filosofi. «La ragione non è nulla senza l’immaginazione», si legge, firmato Cartesio. «Io immaginazione ne ho anche, ma senza studiare vado poco in là», ironizza un ragazzo che non è proprio soddisfattissimo del suo lavoro. Un altro racconta gli attimi di terrore alla consegna della traccia: «Leggo le domande e mi blocco, mi sembrano assurde. Mi guardo intorno e tutti gli altri sono chini a scrivere, ma porca miseria, sono l’unico che non sa niente. Poi mi sono calmato, ho riletto con più attenzione e mi sono messo anche io a risolvere, che in realtà le cose le sapevo. Non tutte. Speriamo abbastanza». Lui e i suoi compagni possono sicuramente rincuorarsi sapendo di essere stati nei pensieri del cardinale di Bologna, Matteo Maria Zuppi: «L'esame io l'ho fatto 50 anni fa. Un misto di preoccupazione e incoscienza, di studio e di gioco, ma anche di fifa e paura. Però stare insieme è bellissimo. Non roviniamolo mai. Litigheremo, ma dobbiamo far subito pace. E poi essere diversi è un motivo per essere ancora più contenti. Se ci mettiamo gli uni contro gli altri, roviniamo il gioco. Ma questo i giovani lo sanno, è da grandi che ce lo scordiamo».