Università

L'Archiginnasio, prima sede dell'Alma Mater (foto IStock)

 

Per il Qs Word University Rankings, l’Università di Bologna è al 138esimo posto nella classifica delle migliori accademie di studi a livello globale. La selezione iniziale di 8400 università di 106 diversi Paesi si è ridotta a 1501, arrivando poi alla top 150 nella quale trova posto l’istituzione di via Zamboni. Una storia che inizia nel 1088 per quella che è considerata la più antica università del mondo, fondata e stimolata nella sua ricerca e nella sua nascita da un gruppo di giuristi di prim’ordine. Si formarono alla corte di Matilde di Canossa, la contessa di Mantova strenua difensora del papato nella lotta per le investiture, che fu protagonista della battaglia di Volta Mantovana del 1080.

«La scuola di Bologna si compose per movimento proprio, sorse e grandeggiò privata», disse Giosuè Carducci in occasione delle celebrazioni dell’ottavo centenario. Patria di Irnerio, il giurisperito che revisionò e rinnovò il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, interpretando e spiegando attraverso la glossa i passaggi più complessi e oscuri della raccolta giuridica romana.

Un ateneo moderno già agli albori della sua esistenza, se solo si considera che, proprio a Bologna, Bettisia Gozzardini, secondo alcuni documenti che sono una commistione di cronistoria e leggenda, fu la prima donna a ottenere la titolarità di un insegnamento universitario.

Gli ultimi anni del medioevo, la restaurazione pontifica, l’Unità d’Italia e il fascismo. E poi il dopoguerra, gli anni delle contestazioni studentesche, delle proteste, delle voci degli studenti che sfidano l’affermata tirannia del potere, gli scontri, la morte di Francesco Lorusso, le cariche della polizia. La rinascita negli anni ’80 e ’90, l’espansione nelle periferie, la valorizzazioni di territori un tempo lasciati a se stessi, sempre più studenti, le lauree honoris causa a Nelson Mandela, a Lucio Dalla, a Riccardo Muti.

L’Alma Mater che raccoglie i frutti del suo impegno, con una reputazione accademica (l’indicatore più rilevante del ranking) che la fa salire al 66esimo posto della classifica e al 67esimo per il Networking Internazionale della ricerca che valuta la ricchezza e la diversità delle collaborazioni. Un risultato, insomma, di cui si può andare fieri.