eurobasket women

Sabrina Cinili (foto concesse dall'interessata)

 

«Per uno sportivo Bologna è la migliore città italiana», dichiara Sabrina Cinili in un’intervista a InCronac@, riflettendo sul ruolo che riveste la Turrita in questo 2025 ricco di vittorie e di sport. Ex cestista della Nazionale, dove ha giocato a partire dall’Under-16 nella stagione 2003-04 ed ex virtussina, dal 2021 al 2023, Cinili commenta la prima partita dell’Italia all’EuroBasket Women, disputata al PalaDozza contro la Serbia. Una rivincita, dopo l’ultima sconfitta del 2021 a Valencia, che ha visto le Azzurre trionfare 70 a 61. Ma non c’è tempo di dormire sugli allori, stasera si gioca contro la Slovenia e sabato 21 giugno contro la Lituania, che ieri sera si sono affrontate, con la vittoria della seconda 77 a 71.

 

Come commenta la prima partita delle Azzurre di ieri sera?

«Mi ha sorpreso molto vedere il gruppo che si è formato. Si fa sempre fatica, perché gli allenamenti sono pochi prima dell’Europeo, ma le ho viste molto affiatate e alcune di loro me l’hanno confermato. Questo può dare davvero una grande spinta nei momenti di difficoltà, anche se nella partita di ieri sono stati pochi. Abbiamo dimostrato di essere a un livello nettamente superiore rispetto alla Serbia, anche se sono arrivate delle palle alla fine».

 

L’ha seguita al PalaDozza o a distanza?

«L’ho seguita da casa. È stato stupendo vedere al PalaDozza questaffluenza di pubblico, mi ha ricordato la nostra finale del 2023 contro Schio, quando erano venute a vederci 4800 persone. Ed è stato molto emozionante rivederlo insieme alle Azzurre, dato che è uno dei ricordi più belli che mi è rimasto del basket. Poi l’inno mi fa sempre piangere».

 

Stasera si gioca contro la Slovenia, cosa pensa della squadra?

«Ieri non sono riuscita a guardare la partita (contro la Lituania, ndr), ma nella Slovenia ci sono ancora delle cestiste con cui giocavo io. Jessica Shepard, che quest’anno è andata molto bene, ed Eva Lisec, con me a Schio, che è tra le giocatrici che mi piacciono di più. Sono ragazze di un livello incredibile. Ma questo non vuol dire. Come ha detto Cecilia Zandalasini in un’intervista, quest’anno le Azzurre hanno grande esperienza sulle spalle. Noi ne avevamo di meno. Se c’è il pubblico di sostegno, è fattibile contro la Slovenia».

 

E della Lituania, invece, l’avversaria di sabato 21 giugno?

«Conosco un paio di cestiste della Lituania. E poi c’è anche una ragazza giovane (Juste Jocyte, ndr). Non ho mai avuto la fortuna d’incontrarla, ma l’ho vista giocare e, secondo me, è uno dei talenti più belli in Europa. È molto alta, ha grande difesa e una mano pazzesca. Non è facile difendere su di lei».

 

Su cosa deve puntare stasera la squadra?

«Ci vorrà molta difesa. Contro la Slovenia le giocatrici sotto canestro saranno fondamentali, credo anche nei rimbalzi. Finalmente, dopo tanti anni, abbiamo un reparto “lunghe” (lo ero anch’io). Sono ragazze molto fisiche, anche se non sembra, perché sono magroline. E ieri hanno dimostrato la loro importanza, possono difendere tranquillamente le guardie. In più, cambiamo spesso sui pick and roll e questo ci dà grande versatilità. Dovremo essere in grado di controllare il ritmo della partita, anche riproponendo quello che abbiamo fatto ieri con la Serbia».  

 

Parliamo di lei, qual è il ricordo più bello di quando era in Nazionale? 

«Sarò molto banale, però, per quella che sono io, il più bel ricordo era proprio il pomeriggio in cui finivo la sesta ora di allenamento giornaliero, dovendo avere quella maglietta addosso. Pensavo: “Cavoli, anche oggi ho giocato per la Nazionale alla mia sesta ora!”. Adesso è questo, al tempo in cui giocavo avrei detto il giorno in cui Giampiero Ticchi, il primo allenatore che mi chiamò in Nazionale A, al mio primissimo raduno (avevo 19 anni, ero proprio la bambina del gruppo), mi mise nel quintetto. E lo scoprii dallo speaker della palestra. Io guardai lui, che mi fece morire, perché era lì con la mano davanti alla faccia, ghignante».

 

Si rivede in una cestista attuale?

«No, non mi rivedo in nessuno, perché avevo un mio modo di giocare, diverso dal solito. Non mi è mai piaciuto segnare, infatti non tiravo mai. Vivevo per la difesa. Anzi, godevo nel non far mai segnare le altre (ride, ndr)». 

 

E una giocatrice che le piace?

«Una giocatrice che mi piace molto è Lella Santucci. Si è sempre fatta trovare pronta e l’ha dimostrato anche nelle finali Scudetto. Molto intelligente in campo e super positiva con le compagne. È importante avere una persona così nello spogliatoio».

 

Per finire, cosa pensa delle opportunità sportive che offre Bologna?

«Per uno sportivo penso che Bologna sia la città migliore d’Italia, sono veramente sincera in questo. Ho avuto la possibilità di conoscere l’assessora Roberta Li Calzi, il cui modo di lavorare è incredibile, fa tantissime attività. E i recenti risultati sportivi aiutano, quello che Bologna ha fatto negli ultimi due anni è incredibile ed è riconosciuto in tutta Europa. Si predispone bene, dato che ha due palasport, per una città comunque abbastanza piccola, rispetto, ad esempio, a Roma, da dove vengo. Spero che continui a essere così».