mille miglia

Il pilota Tazio Nuvolari nel 1930 (foto dell'ufficio stampa Mille Miglia)
Precisione, costanza, affiatamento. Queste le parole d’ordine della Mille Miglia, da quando, nel 1977, la gara automobilistica è rinata come rievocazione storica e il principale avversario è diventato il cronometro, che scandisce i tempi esatti di percorrenza da rispettare per non incappare in penalità. Ma c’è stato anche un tempo, dalla primissima edizione del 1927 a quella del 1957, in cui l’obiettivo era uno solo: correre, correre, correre. Più veloce di tutti, più veloce del vento. Due sfide diverse, una sola storia. Nella quale Bologna, con le sue strade e il suo territorio, con i suoi motori e i suoi piloti, ha sempre ricoperto un ruolo da protagonista.
Sulla via per Roma, giro di boa dell’anello con partenza e arrivo a Brescia, sin dalle prime edizioni la Turrita è stata infatti spesso tappa o fermata della corsa, nonché luogo di lotte serrate e di prove di precisione nelle salite e nelle discese dell'Appennino tosco-emiliano. Ai tempi delle gare di velocità, scendendo dalle curve dei passi della Futa e della Raticosa, a Porta Santo Stefano i piloti trovavano il rifornimento e il controllo, prima di ripartire verso Porta Saragozza. Chi c’era racconta che non era raro vedere Enzo Ferrari in persona incoraggiare i suoi. Ma ci sono degli aneddoti più precisi che non si possono non rievocare.
Come la prima vittoria, nel 1933, della scuderia Ferrari. A trionfare, a bordo dell’Alfa Romeo 8C 2300 carrozzata da Zagato, Tazio Nuvolari, il celebre campione dell’epica edizione del 1930. Tre anni prima, il “Mantovano volante”, questo uno dei suoi soprannomi, era infatti riuscito a battere Achille Varzi, alla guida anche lui di un’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport, dimostrandosi più abile a parità di mezzo. Leggendaria – di nome e sembra anche di fatto – l’accensione delle luci durante il sorpasso che colse di sorpresa l’avversario, raggiunto a fari spenti per non farsi notare.
Ma il sodalizio tra Ferrari-Nuvolari durò poco. L’anno dopo erano uno contro l’altro: il “Nivola”, altro pseudonimo di Nuvolari, a bordo di un’Alfa Romeo 8C 2300 curata personalmente dal progettista Vittorio Jano, e Ferrari a sostenere lo sconfitto Varzi, che bussando alla porta di Maranello aveva ottenuto un’Alfa 8C 2300 Monza, con motore maggiorato da Ferrari a 2.556 di cilindrata. A spuntarla questa volta fu il secondo e dirimente fu proprio il cambio gomme a Bologna. Iniziò a piovere e Ferrari fece montare a Varzi gli pneumatici Pirelli, i quali garantirono una migliore tenuta sul terreno bagnato rispetto ai Dunlop montati sulla macchina di Nuvolari.
Per fortuna, il disaccordo non fu per sempre, perché il primo Cavallino Rampante a tagliare il traguardo fu nel 1948 la 166 S berlinetta Allemano, con a bordo un Nivola malandato di salute, che fu convinto a partire proprio da Enzo Ferrari. Una vittoria memorabile, anche perché all’arrivo il pilota giunse a motore scoperto, costretto ad abbandonare il cofano ai margini di un campo non lontano da Roma, dopo aver disseminato in giro per la Penisola vari pezzi della macchina, tra uscite di strada e guasti.
Passarono gli anni e altri nomi associati alla Ferrari furono scritti nella hall of fame. Nel 1950 il dilettante ventitreenne Giannino Marzotto, con la sua berlinetta privata di soli 155 cv, arrivò per primo al traguardo in doppiopetto, dopo una gara di 13 ore. E due anni dopo, ci fu la rimonta a sorpresa di Giovanni Bracco, a bordo di una Ferrari 250 S, dopo un cambio gomme sui passi della Futa e della Raticosa.
Ora è tempo di scrivere un altro pezzetto di storia, la Mille Miglia che si correrà tra martedì 17 e sabato 21 giugno è alle porte. E la prima tappa è San Lazzaro di Savena, casa di Giuliano Canè, il pilota più trionfante dall’inizio della rievocazione moderna, confermando il legame speciale tra Bologna e la “corsa più bella del mondo”. Era il 2010, quindici anni fa, quando il campione tagliava l’ambito traguardo per la decima volta, a bordo di una BMW 328 del 1939, accanto alla moglie Lucia Galliani, fondamentale navigatore della coppia vincente. E chissà, forse, non per l’ultima.